Dino Crisis 3

di Luca 'Lord Axl' Gambino

Una piccola premessa prima di cominciare. Quella di cui siamo venuti in possesso è la copia di Dino Crisis 3 uscita in Giappone. Com'è facile intuire, quindi, tutti i testi a video sono in lingua nipponica e, purtroppo per noi, di difficile interpretazione. La recensione si affida quindi a quanto visto (e delle volte intuito) durante le fasi di gioco ma non si addentra nelle intime meccaniche dello stesso. La recensione potrebbe contenere alcune imprecisioni (di cui, ovviamente, ci scusiamo) legate proprio all'impossibilità di decifrare al meglio l'idioma nipponico.
Nato come sorella minore del pluricelebrato Resident Evil, la seconda scelta di casa Capcom, Dino Crisis, è riuscita comunque a trovare sufficiente spazio e utenza per poter vivere tranquillamente di vita propria, senza per questo stare all'ombra della serie di Raccoon City. Pur presentando, infatti, uno schema di gioco praticamente in fotocopia, le situazioni di Dino Crisis dovevano tenere conto degli scomodi e ingombranti nemici che, al contrario degli immobili zombie di RE risultavano essere sicuramente più ostici. A 5 anni di distanza dall'ultimo episodio uscito su PSX, Capcom tenta la carta di una terza uscita, per così dire "coraggiosa", che si discosta totalmente dal filone iniziale per intraprendere una nuova strada, tentando di dare un nuovo senso ad un brand ormai caduto nel dimenticatoio.



Dino Crisis 3 ci porta nel futuro, esattamente nel 25 secolo, spostando l'azione di gioco all'interno della Ozymandius, una immensa stazione spaziale ormai data per dispersa da oltre trecento anni. Riapparsa però sui radar e falliti tutti i tentativi di contatto, i protagonisti del gioco decidono di salire a bordo della Ozymandius per dare una spiegazione a quanto accaduto. Ed è qui che le cose cominciano a farsi complicate. Dinosauri di varie specie e fattezze (alcuni dei quali capaci addirittura di sparare intensi fasci di elettricità), robot autonomi contenenti cariche esplosive o raggi laser e un computer centrale completamente impazzito (dall'evocativo nome di Mother), fanno da corollario all'avventura che Patrick e compagni vivranno sulla linkehttp://gamesurf.tiscali.it/recensione/dino3335171206103/ozymandius.zipOzymandius (che ricorda da vicino l'Heven Orizon di "Punto di non ritorno").

Per raccontare Dino Crisis 3, il cui storyboard affonda a piene mani nella filmografia fantascientifica di questo ultimo ventennio, Capcom si è affidata ad un misto di visuali in terza e prima persona e ad un sistema di telecamere fisse, tipiche dei survival horror, inventati in pratica proprio dalla casa nipponica. Il risultato di questa unione è però insoddisfacente, lasciando spesso e volentieri un senso di frustrazione ad un giocatore chiamato per lo più a premere il bottone giusto al momento giusto e che spesso si troverà a dove sparare a bersagli praticamente invisibili. Se infatti i canoni dei classici survival horror volevano ambientazioni di gioco alquanto anguste e claustrofobiche, in Dino Crisis 3, la Capcom ha voluto fare le cose in grande, regalando ambienti vastissimi e degnamente arredati da "navicella spaziale", ma che proprio per questo , unitamente alla immobilità (o semi mobilità) delle telecamere, porta il giocatore a dover percorrere più di una volta alcune "zone morte", dove letteralmente non può vedere cosa da lì a un metro lo attende.