Emma Tammi è sicura che Five Nights at Freddy’s 2 soddisferà i fan duri e puri dell'horror (e del primo Scream)

La regista spiega come il sequel di Five Nights sia stato modellato dalle richieste dei fan, ampliando tensione e riferimenti al gameplay.

di Elisa Giudici

Sin dalla sua origine videoludica, Five Nights at Freddy’s è una saga modellata in stretto dialogo con la propria community: teorie, richieste e aspettative dei fan hanno sempre influenzato il lavoro di Scott Cawthon, il creatore del franchise che dal 2014 ha trasformato un piccolo esperimento indie in una delle serie horror più seguite al mondo. Non sorprende, quindi, che questo stesso approccio sia diventato la bussola anche della trasposizione cinematografica targata Blumhouse. Dopo il successo del primo film (che ha raccolto oltre 290 milioni di dollari al box office globale), il franchise si è conquistato un sequel. Il team creativo, confermato dal primo capitolo, ha scelto di ascoltare ancora più da vicino la fanbase. Five Nights at Freddy’s 2, in arrivo nelle sale italiane il 12 dicembre 2024, nasce infatti dalle loro indicazioni, pur mantenendo accessibile la storia anche per chi si affaccia al franchise per la prima volta.

A guidare il sequel è ancora una volta Emma Tammi, regista e sceneggiatrice statunitense, che mi ha raccontato come molti dei feedback dei fan, in particolare il desiderio di un tono più cupo, più spaventoso e più fedele al gameplay del secondo videogioco, abbiano orientato la struttura del film. Il cast principale torna al completo, mentre il Jim Henson’s Creature Shop ha ampliato la famiglia degli animatronics con nuovi modelli progettati ancor prima che la sceneggiatura fosse definitiva sulla base della trama del secondo videogioco, contribuendo a rendere ancora più vasto e ambizioso un mondo narrativo ancora più ricco.

Tra le curiosità emerse durante la produzione c’è anche un momento perfetto per i fan dell’horror in generale e per i nostalgici di Scream: l’ingresso di Skeet Ulrich in un ruolo ancora top secret ha dato vita a una sorta di mini-reunion con Matthew Lillard, accolta con entusiasmo dal cast e dalla troupe. I due attori erano il cuore del cult di Wes Craven del 1996: Ulrich nei panni di Billy Loomis e Lillard come Stu Macher. Si ritrovano ora su questo set, dopo quasi trent’anni. Lillard è già una presenza centrale nell’universo di Five Nights at Freddy’s: nel primo film interpreta Steve Raglan, il misterioso consulente che si rivela essere William Afton, l’antagonista principale della saga e mente dietro gli animatronics assassini. 

Con Tammi ho parlato delle scelte che hanno guidato questo secondo capitolo, della pressione di confrontarsi con una delle community più attive online e dell’equilibrio necessario per creare un sequel fedele alla saga ma aperto a tutti.

Intervista a Emma Tammi, regista di Five Nights at Freddy’s 2

Tu e Scott non avete mai fatto mistero di contare molto sul feedback dei fan della serie di videogiochi. La reazione della community di Five Nights at Freddy’s al primo film ha influenzato questo sequel? In che direzione ha spinto la trama?
Emma Tammi – Credo che la reazione al primo film da parte dei fan dei videogiochi sia stata in gran parte positiva ed è il motivo per cui siamo qui oggi con un sequel in sala: ci hanno sostenuto e permesso di girare un altro film. Ne siamo davvero grati ed entusiasti e teniamo in grande considerazione i desideri e gli appunti di quanti hanno reso possibile questo film, che vorremmo li soddisfasse ancor di più.

Una delle cose che i fan più appassionati, soprattutto gli amanti dell’horror, desideravano da questo capitolo due era un film un po’ più spaventoso rispetto al primo. Abbiamo lavorato molto in questo senso. Penso che, crescendo insieme al franchise e alla sua trama, questo sequel sarebbe comunque entrato in uno spazio più cupo, ma sapevamo anche che molti spettatori lo volevano davvero. Inoltre, ci siamo impegnati a inserire elementi che corrispondessero esattamente al gameplay del secondo videogioco, così che i fan che nel primo film avevano sentito la mancanza di questo aspetto possano trovare qui qualcosa di molto soddisfacente.

Il processo di scrittura del secondo film è stato molto più breve del primo: cosa è cambiato? Perché avete scelto di seguire l’ordine dei videogiochi anche in sala, adattando con il secondo film il secondo gioco?
Emma Tammi – Il primo film ha impiegato circa dieci anni per ottenere il via libera ed entrare in produzione: è davvero un periodo di sviluppo lunghissimo. Stavolta avevamo un successo alle spalle che dovevamo anche sfruttare, per cui è stato fantastico poter realizzare il sequel molto più rapidamente, per il semplice fatto che potevamo e dovevamo farlo.

Avevamo lo slancio del primo film e un cast che volevamo assolutamente riportare, quindi ci siamo mossi molto velocemente. Quanto alla corrispondenza con il secondo videogioco, è sempre stata la visione di Scott: il primo film legato al primo gioco, il secondo film al secondo gioco e così via. Dato che questo era l'approccio e la trama sarebbe stata quella del secondo gioco, sapevamo già di dover introdurre nuovi animatronics. Abbiamo collaborato ancora una volta con il Jim Henson’s Creature Shop, che ha iniziato a progettare i nuovi Animatronix ancora prima che la sceneggiatura fosse pronta. È stata un’espansione incredibile poter ampliare di mondo narrativo in cui ci eravamo già immersi.

Parlando dei fan più appassionati dell’horror, molti aspettano con ansia una sorta di “easter egg esterno” che il cast del sequel ci regalerà, ovvero la reunion tra Matthew Lillard e Skeet Ulrich trent'anni dopo il primo film di Scream. È stata una scelta voluta o semplice serendipità averli insieme nel film? E com’è stato rivederli insieme sul set?

Emma Tammi – Direi entrambe le cose, intenzionale e serendipica. Scott è stato il primo a proporre il nome di Skeet Ulrich da portare in questo film: inizialmente lo stavamo considerando per un altro personaggio, poi tutto si è chiarito quando abbiamo capito qual era il ruolo perfetto per lui. Abbiamo subito chiesto a Matthew Lillard cosa ne pensasse: è una parte fondamentale del franchise e volevamo che fosse d’accordo. Naturalmente ha pensato che fosse un’idea fantastica. Sul set ti posso assicurare che si percepiva l’entusiasmo del cast e della troupe: sembrava davvero una reunion epica. È stato un onore avere Skeet con noi.