Siviglia 1992: recensione della serie spagnola di Netflix

Un ritmo altalenante risollevato da un buon finale

di Chiara Poli

Dal 14 dicembre su Netflix è disponibile la miniserie spagnola Siviglia 1992. Fra azione, suspense e crime drama, un’insolita coppia di investigatori indaga su una serie di crimini legati all’Expo del 1992.

La trama di Siviglia 1992

Ciononostante, la rivelazione finale che si tratti non di vendetta ma di altro funziona risollevando le sorti dell’intera miniserie. Uno o due episodi in meno avrebbero certamente contribuito a non spezzare il ritmo così spesso e in modo così marcato. Un ritmo che alterna scene dilatate fino all’inverosimile e momenti topici ridotti a pochi secondi, affrettati, con il salto di passaggi logici importanti (vedi un caso che compare sulla testa del fuggitivo dal nulla e tanti altri dettagli simili, che non vi racconto per evitare spoiler).

Particolarmente interessante una delle sottotrame, in cui un ladro (perché questo è stato) fugge all’estero con la somma sottratta ma, innamorato di una donna americana, va a vivere proprio negli Usa. Dove le cure si pagano e la malattia - in una sorta di karma compensatorio - gli costerà tutto.

Si poteva approfondire il discorso, accentuando la cosa, ma come molto altro anche questa viene lasciata alle riflessioni dello spettatore.

Tutto sommato, grazie al finale, Siviglia 1992 funziona. Ma ci sarebbe parecchio da sistemare nella sceneggiatura.