Quando anche la fine del mondo è noiosa: su Netflix è arrivata la serie coreana Addio alla Terra

Da un ottimo inizio a una grande occasione sprecata: ecco Addio alla Terra

di Chiara Poli

Su Netflix è arrivata la serie coreana - disponibile in lingua originale, con i sottotitoli in italiano - che racconta l’arrivo di un meteorite che avrà un impatto devastante sul pianeta.

Già il fatto che non si siano presi la briga di far doppiare la serie è un indizio di una certa rilevanza.

Indizio che ci fa sperare di trovarci di fronte a un’eccezione grazie all’ottimo - benché lunghissimo, circa 70 minuti - episodio pilota.

Ma no, nessuna eccezione: Addio alla Terra è una serie che tradisce ogni premessa e delude sotto moltissimi punti di vista.

La trama di Addio alla Terra


Adattamento sudcoreano del romanzo giapponese The Fool At the End of the World di Kotaro Isaka, Addio alla Terra racconta gli ultimi giorni prima dell’impatto devastante di un meteorite inarrestabile che distruggerà la Corea e le zone circostanti, cambiando per decenni il clima sul pianeta.

Dall’annuncio dell’impatto allo scoppio di una guerra civile, dagli sciacalli ai criminali fino agli evasi di prigione, Addio alla Terra ci presenta il caos che segue l’inizio del conto alla rovescia. Il tempo viene scandito da quanti giorni mancano alla fine, mentre ci vengono presentati una serie di personaggi con le loro vicende personali. L’insegnante delle medie Jin Se-kyung decide di lasciare il lavoro per fare volontariato in ospedale, e ovunque ci sia bisogno, nel tentativo soprattutto di aiutare i bambini in difficoltà. Promessa sposa, la ragazza è stata separata dal suo fidanzato, Yoon Sang-eun, ricercatore in un laboratorio di biotecnologica negli Stati Uniti. Un giovane sacerdote si trova a guidare la comunità che si rifugia in chiesa dopo che il parroco si allontana. La soldatessa Kang In-ah, capitano dell’esercito, comanda invece il battaglione che ha il compito di supportare le truppe combattenti chiamate a tenere il sicurezza la città con l’istituzione della legge marziale.

Quando perfino la fine del mondo diventa noiosa


L’inizio è davvero spettacolare. Le scene catastrofiche mostrano tutto quello che succede nel momento in cui la popolazione viene avvertita che mancano circa 300 giorni alla distruzione della Corea, di parte della Cina, dell’ Indocina e di tutte le zone vicine per l’impatto di un meteorite che non si potrà deviare.

Effetti speciali di grande livello ci immergono nel panico generale, ci presentano l’esercito - viene istituita la legge marziale - e i criminali che approfittano del caos, i detenuti evasi che compiono indicibili orrori e le reazioni emotive di tutti, negazionisti (che non mancano mai) inclusi.

Veniamo portati avanti e indietro nel tempo, scandito dal numero di giorni che mancano all’impatto del meteorite.

Mentre i negazionisti predicano la vita eterna non legata alla religione, molti si rifugiano in chiesa. Assistiamo a scene brutali, ma anche a una serie di storie personali di personaggi che impareremo a conoscere.

Purtroppo, tutta la fase di conoscenza dei vari protagonisti di questa serie corale, è di una lentezza esasperante. In 12 episodi di oltre un’ora di durata ciascuno, gli eventi rilevanti si possono contare sulle dita di una mano.

Promessi sposi che si ritrovano lontani, insegnanti e studenti separati con i ragazzini in una situazione terribile, gente che fa di tutto per partire - con la cosiddetta evacuazione programmata -  o per trovare un bunker in cui rifugiarsi. Mentre girano voci di bunker che verranno affidati soltanto ai ricchi mentre gli altri verranno lasciati fuori.

Non mancano la truffa su una sorta di bunker galleggiante che resisterebbe anche allo tsunami e tanti altri piccoli ladri, truffatori e delinquenti che cercano di trarre vantaggio dalla situazione.

Perfino nell’esercito ci sono problemi: mancano le munizioni, non tutti sono motivati e da un certo numero di giorni in poi ci si può congedare, per passare gli ultimi giorni con i famigliari.

Si spara, ci sono incidenti e addirittura si parla di lanci di missili e bombe. Il mondo, o almeno quella parte di mondo che ci viene mostrata, è impazzito.

In questo contesto, nel primo episodio assistiamo a una sequenza animata molto bella che racconta l’impatto del meteorite all’epoca dei dinosauri. L’impatto che ne causò l’estinzione diventa un monito da una parte e un motivo di panico dall’altra.

Tante sequenze di niente


Il problema arriva, come anticipavo, dopo l’ottimo episodio pilota. Perché raccontare le storie personali di un gruppo di uomini, donne e bambini offriva l’opportunità di indagare sulle reazioni emotive di fronte all’imminente fine del mondo. O del tuo mondo, quantomeno. Invece gli autori scelgono di indugiare su storie personali che non aggiungono nulla alla narrazione. Non creano nuove prospettive, non diversificano la narrazione, non fanno nulla se non creare qualche sottostoria veramente cheap. Come la star di YouTube che si rivela essere un criminale da 4 soldi, pronto a vendersi qualsiasi cosa - inclusa la famiglia - per il vizio del gioco. O come la soldatessa che cerca di gestire la situazione senza però prendere mai una decisione incisiva. E ancora: l’insegnante che ha visto i suoi amati alunni fare una brutta fine che soffre per la separazione dall’amato ma finisce per dedicare gli ultimi attimi alla vendetta contro i cattivi, per ignoti motivi visto che moriranno comunque.

Ci sono l’anziano parroco e il giovane sacerdote con i loro punti di vista diversi, i funerali senza corpi, la disperazione di chi ha perso un figlio, un marito, un fratello e soffre le pene dell’inferno, magari ad appena un mese dalla fine.

Tutte occasioni che avrebbero potuto risultare incisive, far riflettere, mostrare i comportamenti comuni. E invece niente. Donne incinte che non riusciranno mai a portare a termine la gravidanza e bambini che cercano di guadagnare razioni di cibo mettendo insieme un mercato nero diventano così secondari nel quadro generale da essere quasi irrilevanti in quel monte ore davvero eccessivo.

Anche il tema degli anziani affetti da demenza viene appena accennato, così come quello dei malati e degli anziani abbandonati nelle case di cura e negli ospizi.

Lo scoppio della guerra civile non viene nemmeno raccontato, solo accennato. Tanta, troppa carne al fuoco buttata lì, accennata, per poi concentrarsi su interminabili sequenze sui tre o quattro personaggi meno interessanti di tutta la serie.

Verso la fine - siamo a Natale - in pieno inverno fa freddo, non funziona nessun riscaldamento, non c’è più nulla benché vengano istituiti dei centri in cui le persone possono portare i loro ricordi e le loro foto da digitalizzare e inviare a più indirizzi possibili affinché restino testimonianze delle loro vite. Ma anche qui, nessun sottotesto, nessuna spiegazione, nessuna riflessione.

A poco dalla fine, sotto la neve si forma una sorta di unica grande comunità, in cui i confronti fra coppie, famiglie e parenti avvengono in mezzo alla strada, sotto gli occhi di tutti. Come se alla fine il gossip fosse l’unica cosa interessante rimasta da guardare.

Il messaggio viene esplicitato proprio con un finale in cui ci si preoccupa di continuare a distruggersi l’un l’altro anziché provare a fare fronte comune.

Niente di nuovo. In un futuro così vicino - l’impatto è previsto per la primavera del 2026 - che ci lascia solo un senso di incompiutezza - e infatti il finale non c’è, temo per la volontà di realizzare una seconda stagione - e una grande delusione.