Class of ’09: Recensione della miniserie di Disney+ in cui l’FBI si affida all’intelligenza artificiale

Alla scoperta di Class of '09: la miniserie di Disney+ con una narrazione divisa fra tre linee temporali e una riflessione sull'intelligenza artificiale

di Chiara Poli

Intelligenza artificiale, a cui non sfugge nulla, e giudica tutti allo stesso modo”.

Il direttore dell’FBI presenta così il suo sistema alla commissione chiamata a decidere del rinnovo del suo mandato.

Ma le cose, lo vediamo nel corso degli 8 episodi, non stanno esattamente così.

Class of ’09, miniserie del 2023 firmata da Tom Rob Smith (American Crime Story, Child 44) e di recente arrivata su Disney+ (per il network Star qui, ma in patria su FX), segue una squadra di agenti dell’FBI e si svolge su tre diverse linee temporali.

Il presente (2023), il passato (2009, con l’arrivo delle nuove reclute all’Accademia di Quantico) e il futuro (2034), ovvero il momento in cui si decide del mandato del direttore.

La trama di Class of ‘09


Protagonista assoluta è l’agente Ashley Poet (Kate Mara, che ricorderete in House of Cards), ex infermiera che fin dal suo arrivo in accademia stringe un legame speciale con Daniel Lennix (Brian J. Smith, Sense8). Un uomo che Ashley conosce, Amos Garcia (Raúl Castillo, Quando eravamo fratelli), ora ricercato, contatta Poet nel futuro. La vuole mettere in guardia: nel sistema informatico utilizzato dall’FBI c’è qualcosa che non va.

La miniserie segue la carriera di Poet attraverso il tempo. La vita da recluta in Accademia, l’addestramento, il lavoro come infiltrata nel presente e un futuro in cui entra in possesso d’informazioni che la mettono in difficoltà su come agire.

Fra le indagini sul ricco e ambiguo imprenditore Mark Tupirik (Mark Pellegrino, Lost, Supernatural) e un futuro in cui la tecnologia diventa un ausilio anche fisico (per esempio ricostruendo l’anatomia in seguito a gravi incidenti), Poet e i suoi colleghi si occupano di indagare su chi indaga. Perché quando la tecnologia prende il posto dell’uomo, anziché aiutarlo, le cose si fanno pericolose…

La recensione di Class of ’09: un’appassionante riflessione sull’intelligenza artificiale


Si fa un gran parlare d’Intelligenza Artificiale. L’Unione Europea ha da poco promulgato il suo primo atto a riguardo.

E Class of ’09 si occupa del tema in modo efficace e interessante. Quando l’intelligenza artificiale viene unita al sistema di archiviazione ideato dall’agente Hour Nazari (la sempre brava Sepideh Moafi di Black Bird), la narrazione sui tre piani temporali raggiunge il suo apice.

In mezzo a citazioni importanti - il sistema che protegge se stesso rimanda in più occasioni allo Skynet di Terminator - si riflette su come il tentativo di creare equità, paradossalmente, fa un disastro.

L’agente Tayo Michaels (Brian Tyree Henry, Bullet Train) si fa portatore del tema, delicato ma soprattutto attualissimo, della discriminazione nelle forze di polizia (e da parte delle forze di polizia nei confronti dei cittadini) e dei suoi drammatici effetti.

Gli autori hanno scelto di trasformare il suo tentativo di equità in un fallimento per un semplice motivo: non ci si può affidare all’intelligenza artificiale per risolvere un problema umano. Sono gli uomini a dover rimediare, intervenire, migliorare, evolversi. Il messaggio di Class of ’09 è tanto semplice quanto importante: smettiamola di pensare che la tecnologia possa sostituirci. Dobbiamo limitarci a usarla per aiutarci, non per fare il lavoro al posto nostro. Più attuale di così…

Oltre a Terminator, anche Minority Report è uno dei punti di riferimento in questa storia. Gli arresti preventivi generati dall’intelligenza artificiale ricordano la pre-crimine di Philip K. Dick (che ha ispirato il film di Steven Spielberg con Tom Cruise). Solo che stavolta non ci sono umani dotati di poteri eccezionali come i precog. Stavolta la macchina sostituisce l’uomo, e il disastro è annunciato. Il nome stesso del sistema di Nazari (“Domani migliore”) finisce per essere in contrasto con l’uso che l’FBI sotto la direzione di Michaels decide di farne.

Azione e tecnologia in un mix equlibrato: i casi dell’FBI in Class of ’09

Un altro aspetto molto interessante della miniserie è rappresentato dai casi su cui indagano gli agenti. Un serial killer, un terrorista molto pericoloso, una serie di eventi che minano le fondamenta stesse dell’istituzione creata da Edgar J. Hoover, il quale - come emerge chiaramente dai dialoghi - è tutt’altro che amato dai giovani agenti dell’ultima generazione.

Sono molto avvincenti alcune delle prove a cui le reclute devono sottoporsi durante l’addestramento. Le intuizioni di Poet e il carisma di Michaels, insieme all’intelligenza di Nazari (laureata al M.I.T.) fanno la differenza in molti episodi e creano un legame con il pubblico.

La scelta di svolgere la narrazione su tre binari paralleli fra presente, passato e futuro - anziché ricostruire una storia lineare con una cronologia tradizionale - accresce il legame dello spettatore con i personaggi, permettendogli di imparare a conoscerli molto più in fretta rispetto a una narrazione lineare.

Non manca nessun elemento: ci sono azione, strategia, detective drama, romance, riflessioni sulla tecnologia - incluso il deep learning - legami importanti con l’attualità e tutto ciò che ci si aspetta da una riflessione intelligente sulle forze dell’ordine federali, le loro potenzialità e i loro difetti.

Ciliegina sulla torta, il cast. Non mi riferisco solo ai protagonisti nei panni degli agenti, ma anche agli istruttori in Accademia a Quantico. In particolare, l’istruttrice Drew: a interpretarla è infatti Brooke Smith, l’attrice di Grey’s Anatomy che ha raggiunto la fama mondiale grazie a Il silenzio degli innocenti. La ragazza rapita da Buffalo Bill e salvata da una giovane agente dell’FBI appena uscita dall’Accademia, Clarice Starling (il premio Oscar Jodie Foster, che sta per interpretare di nuovo una poliziotta in True Detective: Night Country). 

La scelta di assegnarle un ruolo fondamentale sia come guida di Poet e degli altri - Poet e Nazari in particolare - ma anche come agente che fa la differenza in un momento cruciale in qualche modo “riscatta” l’immagine di quella ragazza rinchiusa in un pozzo da un serial killer. Come se, una volta uscita dal pozzo grazie a Starling, avesse deciso di diventare a sua volta un’agente.

Ci sono tanti altri piccoli segnali come questo in Class of ’09, che cresce con il passare degli episodi fino a una conclusione più importante per il messaggio che per l’impatto emotivo, ma è questo che la miniserie si prefiggeva ed è così che doveva essere realizzata.