NHL 2026, la recensione di un nuovo capitolo tra innovazione e stagnazione

Un buon passo nella giusta direzione ma c'è ancora strada da fare

di Alessandra Borgonovo

La serie NHL di EA Sports ha una storia lunga e complessa, il cui esordio risale al 1991 su Sega Genesis. Per decenni ha dominato il mercato delle simulazioni di hockey, ma negli ultimi anni ha affrontato una crescente ondata di critiche da parte della community: tra forum e social ha dato voce a perplessità e lamentele focalizzate in particolare sulla stagnazione delle modalità storiche, rimaste pressoché invariate per diverse edizioni, dei bug ricorrenti e della frustrante percezione che i titoli annuali fossero poco più che aggiornamenti di roster - una situazione abbastanza comune nei titoli sportivi.

Questo ha portato a un crollo della fiducia e alla convinzione che lo studio non stesse ascoltando i feedback, lasciando molti giocatori con l'amaro in bocca. Con NHL 26, sembra che EA Vancouver abbia finalmente colto il messaggio, scegliendo di concentrare i suoi sforzi su un rinnovamento mirato anziché su una serie di piccole, poco rilevanti modifiche. Sebbene questo cambio di rotta sia evidente e lodevole, il risultato finale presenta luci e ombre, un mix di innovazioni significative che mostrano un potenziale brillante e mancanze che impediscono al titolo di conquistare una vittoria totale.

Primi passi nel franchise

Per chi si avvicina alla serie per la prima volta, orientarsi tra le diverse modalità di gioco di NHL può essere un po' complicato, offrendo il titolo un'ampia varietà di esperienze sia online che offline. Al di là della semplice Partita Veloce, che permette di scendere subito sul ghiaccio con le squadre e i roster aggiornati, il cuore del gioco si divide in tre grandi pilastri.

La modalità Franchise: l'esperienza ideale per chi sogna di vestire i panni di un general manager. In questa modalità, non si controllano direttamente i giocatori sul ghiaccio, bensì si prendono tutte le decisioni al di fuori della pista: gestire il roster, negoziare i contratti, fare scambi con altre squadre, preparare il draft e sviluppare i giovani talenti. L'obiettivo è costruire una squadra vincente nel corso di più stagioni. È un'esperienza di simulazione manageriale profonda e complessa che richiede pazienza e una visione a lungo termine.

La modalità Be a Pro: incentrata sulla carriera di un singolo giocatore. Qui si crea il proprio alter ego, scegliendone il ruolo e guidandolo lungo il percorso per diventare una superstar. La modalità fa partire dai campionati giovanili o dalle leghe minori, con l'obiettivo finale di arrivare in NHL, vincere la Stanley Cup e conquistare premi individuali. Ogni partita, allenamento e interazione con i compagni e lo staff tecnico contribuisce a plasmare il percorso e l'eredità dell'atleta.

Il terzo e ultimo pilastro è il multigiocatore, diviso tra le modalità competitive e cooperative. Hockey Ultimate Team (HUT) è una delle più popolari, una sorta di "fantasy hockey" in cui si costruisce la propria squadra dei sogni collezionando carte di giocatori, ottenibili tramite pacchetti o dal mercato. In HUT si possono sfidare altri giocatori online o l'Intelligenza Artificiale in varie modalità per migliorare il team e scalare le classifiche. Infine, c'è World of Chel (WoC), un hub online che comprende diverse esperienze di gioco in cui si può creare il proprio personaggio personalizzato e giocare con gli amici in vari formati, dalle partite 3 vs 3 in strada (Ones, Threes) fino alle sfide 6 vs 6 in un'arena completa (EASHL).

Ognuna di queste modalità è una diversa espressione dell'esperienza, tuttavia il vero banco di prova del gioco risiede in ciò che accade sul ghiaccio. Per questo, è essenziale analizzare le meccaniche e come si evolvono in NHL 26.

Un gameplay più realistico ma con qualche intoppo

Il cuore pulsante di NHL 26 è senza dubbio il nuovo sistema ICE-Q 2.0, un'evoluzione che attinge a piene mani dai dati reali di NHL EDGE. L'obiettivo è ambizioso: far sì che le superstar non si limitino a essere un insieme di statistiche alte, ma che si muovano, pattinino e prendano decisioni sul ghiaccio in modo fedele alle loro controparti nella vita reale. L'intelligenza artificiale, per esempio, non si limita a reagire a un comando, cercando invece di anticipare i movimenti avversari e di chiudere gli spazi in base a posizioni e abitudini reali - e per la maggior parte del tempo, il risultato è tangibile e impressionante.

Giocatori come Connor McDavid o Jack Hughes hanno un'accelerazione folle e al contempo si percepisce chiaramente la differenza nella loro capacità di creare separazione dai difensori con i primi passi, eseguendo tagli veloci che in passato non erano così evidenti. Le animazioni sono fluide, i tiri sembrano più dinamici e difficili da leggere per i portieri, e i giocatori con uno stile di gioco fisico, come Nathan MacKinnon, usano la loro potenza per aprirsi varchi e forzare gli errori avversari, con animazioni di scontro più realistiche che influiscono sul controllo del disco. Questo si traduce in una sensazione di gioco più autentica e imprevedibile, dove il talento e la fisicità individuali possono realmente cambiare le sorti di una partita, proprio come accade nella realtà.


Ciò detto, il motore fisico non è ancora perfetto e presenta una serie di incongruenze che possono spezzare l'immersione. Mi sono imbattuta in problemi piuttosto fastidiosi e inspiegabili, come bastoni che si rompono con assurda frequenza anche a seguito di un banale tocco, lasciando il giocatore disarmato in situazioni cruciali. C'è anche un certo caos nelle fasi difensive, dove il posizionamento dell'IA può lasciare a desiderare, con difensori che si perdono o non coprono gli spazi in modo logico, aprendo la strada a pericolose opportunità avversarie.

Anche i portieri, pur avendo nuove animazioni e un sistema di controllo della loro area (Goalie Crease Control System) potenziato, mostrano ancora delle bizzarre lacune che rendono il loro comportamento incoerente. In certi casi, sono capaci di parate spettacolari e miracolose, ma in altri sembrano inspiegabilmente goffi o in ritardo, subendo gol che dovrebbero essere di routine. Il sistema X-Factors, potenziato e con effetti più evidenti in partita, aggiunge un livello di strategia cruciale, rendendo ogni superstar una vera arma. Un esempio è il tiro di Evander Kane, il cui "Rocket X-Factor" può stordire il portiere avversario se il tiro è perfetto.

In confronto a NHL 25, il gameplay generale si sente più fluido, reattivo e significativo, sebbene il salto non sia così drastico da sconvolgere l'esperienza per i giocatori più navigati. La fluidità si avverte in particolare nelle transizioni tra le diverse azioni: il passaggio da un pattinaggio veloce a un tiro al volo, o da un cambio di direzione a un check, è più organico e meno robotico. Anche la fisica del disco, pur con qualche imperfezione, sembra meno "guidata" e più realistica, con rimbalzi e deviazioni che richiedono riflessi più rapidi.


La presentazione dinamica, che rappresenta un vero fiore all'occhiello di questa edizione, eleva l'esperienza a un livello superiore, non limitandosi alla mera grafica e spingendosi a un'integrazione intelligente dei dati. Le statistiche in tempo reale, come la velocità del tiro o il tempo di permanenza nell'area di attacco, compaiono in sovrimpressione in momenti cruciali, offrendo un feedback immediato e rilevante sull'azione appena compiuta. Le grafiche in stile "broadcast," dettagliate e pulite, simulano perfettamente una trasmissione televisiva, con riquadri che mostrano i dati di un giocatore in un momento di forma o le percentuali di successo di un power play.

Il commento, poi, è un passo avanti rispetto ai suoi predecessori: non si ferma a linee generiche, facendo piuttosto un uso sapiente dei riferimenti a statistiche stagionali e alle tendenze dei giocatori, creando in questo modo una narrazione che si adatta dinamicamente all'andamento della partita. Se un giocatore segna un gol dopo un lungo periodo di magra, i commentatori lo sottolineano, arricchendo il contesto e rendendo ogni rete più significativa. È un'esperienza che tenta di imitare fedelmente ciò che si vede in TV, arricchendo ogni momento con dati e narrazione e offrendo ai fan più accaniti un ulteriore strato di immersione e dettaglio.

L'apice di Be a Pro e la stagnazione di Franchise

La modalità Be a Pro è la vera stella di NHL 26 e l'aggiornamento che la community attendeva da anni. Dopo la stasi dei capitoli precedenti, ora è un'esperienza completamente rinnovata, non più un semplice elenco di partite bensì una vera e propria storia a bivi. La narrazione è più profonda, con un sistema a capitoli che segue il personaggio dalle semifinali dei Campionati Mondiali Juniores fino alla carriera da professionista. Le conferenze stampa sono finalmente animate da voci realistiche e le risposte hanno conseguenze dirette, influenzando la reputazione, il tempo sul ghiaccio e i rapporti con i media e la dirigenza. Se si performa bene, si ricevono elogi e opportunità; se si deludono le aspettative, si viene messi sotto pressione o addirittura retrocessi in AHL. Questo livello di determinazione rende la scalata verso la celebrità più coinvolgente e gratificante, con un'esperienza che si sente davvero propria e plasmata dalle nostre scelte.


Per dare un'idea più concreta, immaginate di essere alle vostre prime partite in NHL. L'allenatore vi interroga sul vostro rendimento e voi avete la possibilità di rispondere con sicurezza, umiltà o persino arroganza. Una risposta misurata potrebbe farvi guadagnare la fiducia del coach, portando a più minuti di gioco e a un ruolo nel power play, mentre una dichiarazione troppo audace potrebbe farvi finire sulla panchina se non riuscite a mantenerla. Allo stesso modo, le interazioni con i media non sono più un mero esercizio di dialogo, bensì un vero e proprio specchio della vostra immagine pubblica: un comportamento schivo o scortese può alienarvi i giornalisti e i fan, mentre un'intervista ben fatta può aumentare la vostra popolarità e sbloccare contratti di sponsorizzazione.

La modalità si articola in una serie di obiettivi, sia a breve sia a lungo termine, che si adattano dinamicamente in base alle vostre prestazioni. All'inizio della vostra carriera potreste avere un obiettivo semplice come "migliorare la vostra percentuale di face-off" o "segnare 5 gol in 10 partite". Se fallite, il vostro allenatore potrebbe tagliarvi il tempo sul ghiaccio o, nei casi peggiori, decidere di mandarvi in AHL per "fare esperienza". Al contrario, se superate le aspettative, potreste ricevere elogi che si traducono in un'opportunità per giocare con i migliori in squadra o addirittura una promozione a un ruolo più importante. Questa costante valutazione e il feedback immediato rendono ogni partita un momento cruciale e caricano ogni scelta di un peso significativo, trasformando la vostra carriera in una storia personale e in continua evoluzione, dove il successo non è mai garantito e la caduta è sempre dietro l'angolo.

Hockey Ultimate Team (HUT) riceve degli aggiornamenti significativi e mirati a rendere l'esperienza più strategica e meno frustrante. Vengono introdotte le Combinazioni Giocatore che offrono bonus in base alla costruzione della vostra squadra, aggiungendo un livello di strategia ulteriore. Oltre a schierare i giocatori più forti, adesso si deve considerare anche la loro sinergia: ad esempio, impilare giocatori della stessa nazionalità o dello stesso tipo di carta può sbloccare potenziamenti per l'intera linea, come una migliore precisione di passaggio o un aumento della velocità di pattinaggio. Questo incoraggia i giocatori a costruire un roster più coeso e tematico, premiando la creatività nella composizione del team. Un altro esempio potrebbe essere una combinazione di giocatori difensivi che aumenta la loro capacità di rubare il disco o di bloccare i tiri, trasformando la vostra linea difensiva in un muro quasi impenetrabile.

La nuova modalità HUT Seasons offre un'esperienza competitiva strutturata e più gratificante, con un sistema di "matchmaking floors" che impedisce di retrocedere una volta raggiunta una certa divisione. Questo è un cambiamento epocale che toglie la pressione costante che affliggeva i giocatori in passato. Ora, se si raggiunge la Divisione 5, si è consapevoli di essere al sicuro e potersi permettere di sperimentare nuove formazioni o tattiche senza il timore di crollare in classifica. Questo sistema rende la scalata più gratificante e incoraggia i giocatori a spingersi oltre i propri limiti. È stata aggiunta anche la modalità offline "Cup Chase" per i giocatori che preferiscono il gioco in solitaria, una serie di tornei contro l'IA con obiettivi specifici e ricompense uniche, offrendo una valida alternativa al grind online per guadagnare pacchetti e monete.

La grande delusione, tuttavia, è la modalità Franchise. Sfortunatamente, non ha ricevuto alcun aggiornamento significativo rispetto a NHL 25, lasciando il nucleo dell'esperienza di gestione in una fase di stagnazione ormai cronica. L'assenza di novità è un punto dolente che mina il valore a lungo termine del gioco per i fan del genere, dimostrandosi meno rifinito rispetto a Be a Pro e HUT, sulle quali si è deciso di lavorare di più. Per i giocatori che amano simulare la gestione di una squadra, negoziare contratti o sviluppare giovani talenti, le meccaniche sono rimaste immutate, rendendo l'esperienza conosciuta ma al contempo ripetitiva.

Il sistema di scouting è ancora basilare, privo di rapporti di scouting dettagliati o di un vero senso di scoperta che renderebbe il draft emozionante. Allo stesso modo, la logica degli scambi è spesso illogica e prevedibile, permettendo al giocatore di sfruttare l'IA con scambi che non si verificherebbero mai nella vita reale, come l'acquisizione di talenti a prezzi irrisori. La progressione dei giovani talenti non offre sorprese: è un percorso prevedibile basato unicamente su statistiche, senza quel senso di rischio e ricompensa che caratterizza la crescita di un vero atleta. In sostanza, il nucleo dell'esperienza manageriale non si è evoluto, trasformando un potenziale pilastro del gioco in un'occasione persa e in un'esperienza che non tiene il passo con le altre migliorie apportate a questo nuovo capitolo.

Solidità tecnica

Dal punto di vista tecnico, NHL 26 si presenta come un gioco solido, ma non rivoluzionario. La grafica si conferma su standard elevati per l'attuale generazione, con modelli dei giocatori ben definiti che mostrano un notevole sforzo nel replicare le fisionomie delle superstar più riconoscibili. Dettagli come i loghi personalizzati sugli stick e i riflessi sui caschi sono resi con cura. L'illuminazione ha subito un leggero, ma apprezzabile, miglioramento, rendendo le arene più immersive e dinamiche, mentre gli effetti di usura del ghiaccio, con i segni dei pattini e le striature che si accumulano durante la partita, contribuiscono a un senso di realismo e progressione del match.

Sul fronte delle performance, il frame rate si attesta sui 60fps stabili: un aspetto fondamentale, quasi una necessità, per un gioco così veloce e che richiede riflessi immediati. Viene così garantito che ogni movimento, ogni passaggio e ogni tiro siano fluidi e reattivi, evitando i fastidiosi cali che potrebbero compromettere un'azione decisiva. Le animazioni, pur con qualche sporadica incertezza, sono generalmente un passo avanti, con movimenti più organici e reattivi. Per quanto riguarda la colonna sonora, non rappresenta un punto di forza del titolo, ma fa il suo dovere con una selezione di brani rock ed elettronici che caricano l'atmosfera nei menu e durante i momenti salienti, pur senza rimanere particolarmente impressa. È una playlist che si adatta perfettamente al ritmo frenetico dell'hockey, ma che non offre brani davvero memorabili o una varietà tale da distinguersi.