Last Day of June

di Simone Rampazzi

Quello delle avventure narrative è un filone ancora in grado di regalarci grandi emozioni, grazie proprio alla possibilità per gli sviluppatori di concentrarsi maggiormente sulla narrazione. Dopo il successo di Murasaki Baby, Ovosonico ha cercato di puntare su una storia realmente in grado di emozionare il giocare. Fino alle lacrime.

Le Emozioni come Mezzo di Comunicazione Universale

Carl e June si amano, sono nel pieno della loro storia d’amore e vivono la loro relazione perfetta in una piccola cittadina di campagna. June ama la pittura, lo si capisce dalla casa in cui conserva moltissimi dipinti raffiguranti alcune persone e luoghi del posto, tra cui spicca il paesaggio di uno splendido pontile che si affaccia al tramonto su un lago.

Cercate di imprimere a fondo questa location, poiché rappresenta l’inizio e la fine del viaggio che stiamo per intraprendere. In un giorno come tanti June decide di portare Carl in riva al lago con lo scopo di donargli un presente, ma proprio nel momento in cui quest’ultimo tenta di aprirlo una fredda brezza infrange la magia, precedendo una forte pioggia che spingerà i due a un brusco ritorno a casa.

Il prologo felice si trasforma però in tragedia, quando la macchina dei due sbanda provocando un incidente fatale per June. Il destino acquista persino una connotazione beffarda nei confronti di Carl, tant’è che al “nostro” risveglio lo troviamo affetto da paraplegia.

L’intensa carica positiva iniziale si tinge di nero e gli stessi colori, prima pastellati da un dolce arancione come elogio del tramonto, sfumano verso tonalità scure e lugubri, enfatizzate persino dalla location casalinga che ora appare menomata dalla mancanza di June. Il sole è tramontato sulla vita di Carl, mentre l’ultimo giorno di June diventa il nostro primo giorno di contatto con un’anima svuotata e logorata dai fantasmi del proprio passato.

Ed è forse da questo momento che ha inizio un nuovo cammino arduo, nel quale Carl cerca a tutti i costi di trovare un modo per salvare la sua amata dal proprio destino infausto. Ma come può riuscire a farlo?

Gli sviluppatori si sono affidati all’escamotage della linea temporale parallela, facendo essenzialmente in modo di permettere a Carl di aprire una finestra sul giorno passato grazie ai dipinti della defunta amata. Se la logica imporrebbe a noi, o a Carl, di tornare a qualche momento prima dello scenario sul lago, il destino ha invece piani completamente diversi.

Lo schema videoludico del gioco, con relativa semplicità, ci spinge a impersonare i quattro vicini di casa della coppia: un bambino, una donna, un cacciatore ed un anziano. Inizialmente queste persone sembrano non aver niente a che fare con l’incidente, ma ben presto scoprirete che in qualche modo la loro presenza nella zona ha interagito con l’accaduto.

Tentare di impedirlo rientra nello scopo e l’intreccio dei personaggi trova spiegazioni non solo nel loro background, ma anche in una serie di semplici enigmi ambientali dove bisognerà interagire al momento giusto. Ad esempio il giovane che interpretiamo per primo può buttare giù dei vasi con il proprio pallone, facendo quindi in modo di aprire la strada a coloro che vivranno la scena dopo di lui.

Esistono anche delle bolle che rappresentano i ricordi delle persone che interpretiamo, ed è interessante scoprirne il contenuto, perché ognuno dei nostri vicini appare così in qualche modo molto più simile a Carl di quanto potessimo immaginare. Quasi come una piccola lezione di vita, dove ci viene insegnato che è importante non giudicare qualcuno semplicemente dalla copertina.

Dopo aver completato l’episodio, dando inoltre una sbirciata alla scena finale, si sblocca il successivo, facendo quindi in modo di arrivare al momento topico passo dopo passo.

Non fate troppo caso agli enigmi, o al gameplay relativamente ridotto all’osso, ma concentratevi sulla storia, perché è quella a valere da sola tutto l’intero viaggio.

L’Anima del Viaggiatore

Last Day of June non cerca di gratificare i nostri cinque sensi per mezzo di una grafica ultra realistica o di un comparto audio dal doppiaggio epocale, tutt’altro. La grafica tinta da piacevoli colori pastellati lascia spazio ad un comparto tecnico basico, essenzialmente votato ad animare personaggi privi di una espressività canonica.

Mancano infatti gli occhi, di cui qui rimane solo il contorno, e la bocca, mentre l’unica lingua che sentirete pronunciare per tutta la durata del gioco è molto simile a quella dei Sims. Si tratta infatti di semplici versi e rumori, accompagnati da una continua musica di sottofondo densa di pathos, che aiutano il giocatore a immedesimarsi a fondo con il personaggio di Carl.

Per quanto non ci sia infatti un dialogo di senso compiuto, accompagnato magari da espressioni facciali riconoscibili nel linguaggio del corpo comune, la sconvolgente forza espressiva del titolo si manifesta grazie a un’empatia quasi animale.

Riusciamo a vivere l’amore di Carl e June, genuino e immenso, manifesto di un sentimento che trova i propri momenti massimi alla semplice inclinazione della testa di lei, o al sommesso abbraccio che lei dona a lui prima di andare al lago. Ma la rosa di sentimenti espressi dal titolo non si ferma al semplice amore, ma riesce a manifestare un intero caleidoscopio di meraviglie che passano dalla rabbia alla gioia, dalla tristezza alla felicità genuina, trovando il picco massimo in un finale che non dovete farvi assolutamente spoilerare da nessuno.

Senza contare che il viaggio per arrivarci avviene per gradi, con momenti commoventi dove vi troverete più volte a porvi la fatidica domanda: come andrà a finire?