Dead Space
di
La campagna in singolo (approfittiamo per sottolineare l'assenza di qualsiasi modalità multiplayer, come é giusto che sia) si attesta sulla solita, ma comunque soddisfacente, dozzina di ore. Che cotanta magnificenza possa durare così poco per poi essere abbandonata per sempre? Non ditelo nemmeno per scherzo! L'enormità di extra e il già attivato supporto ai trofei rendono Dead Space un titolo particolarmente longevo, da finire più e più volte per essere portato completamente a termine. Se ci aggiungiamo poi un'impossibile (come dice il nome stesso) difficoltà aggiuntiva da sbloccare, siamo a cavallo. Una piacevole sorpresa, insomma, soprattutto in un'era dove il single mode viene spesso tralasciato per far spazio al più quotato multigiocatore.
Per la gioia dei puristi, abbiamo voluto ritagliarci uno spazietto apposito per discutere del “fattore paura”. I più attenti di voi avranno sicuramente notato come fin'ora abbiamo parlato solo del gameplay o, in minor parte, della sceneggiatura. Che recensione sarebbe se non citassimo quanto, effettivamente, Dead Space sia capace di farci saltare dalla poltrona? Premettiamolo da subito: il titolo in questione é quanto di più spaventoso abbiamo provato con mano negli ultimi tempi, e giocarci al buio totale ed in completo silenzio non fa altro che migliorare (che autolesionisti del cavolo, lo sappiamo) l'esperienza globale. Non ci credete? Già dopo il primo quarto d'ora, ci scommettiamo l'onore, avrete nostalgia dei simpatici ricombinanti di Bioshock o dei sorridenti Shibito di Forbidden Siren, tanto per citarne alcuni. Dead Space si é promesso di spaventare, di farci provare un terrore mai assaggiato prima, di catapultarci in un incubo da cui nemmeno la pausa dell'inventario può salvarci (ricordate la famosa news di un annetto fa?), e ci é riuscito in toto. Buio, lento e pieno di rumoracci strani provenienti da dietro quell'angolo che non vorreste mai girare. Ogni crocevia, ogni porta chiusa é sinonimo di possibile spavento, e lo capirete ben presto, come noi. Una sorta di marchio a fuoco che, volenti o nolenti, dovreste sorbirvi ogni due passi, accompagnati da un eccellente comparto audio-visivo messo appunto per l'occasione. L'impatto generale lascia davvero estasiati: ogni piccolezza é curata nei minimi dettagli, il frame-rate risulta stabile nella stragrande maggioranza dei casi, i giochi di luce ed ombre lasciano a bocca aperta, il monster design é ispiratissimo. Insomma, Dead Space gronda stile e potenza da ogni singolo pixel. E poco conta che magari le texture, prese singolarmente, non arrivino ai livelli di Uncharted o di un Gears of War o che, per i più esigenti, ci possa essere un po' troppo aliasing di fondo. Una volta immersi nella sua atmosfera ne verrete completamente catturati, e raramente troverete il tempo (o il giusto status mentale) per giudicare questo o quel difetto.
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Ah, una raccomandazione: mettete a palla il volume (o, se proprio non potete, é ora di rispolverare le care vecchie cuffie). Privo di una vera e propria colonna sonora portante, come spesso accade per gli horror, DS dà il meglio di sé negli effetti sonori e nel doppiaggio, completamente in italiano come da tradizione EA. Gli spaventosi rumori di fondo che udiremo minuto dopo minuto vi faranno rizzare i capelli dalla paura e renderanno alla grande l'idea di quello che starà per succedervi. Sentirete chiaramente strisciare qualcosa nella parete di fianco a voi o, semplicemente, capirete se una presenza misteriosa sta sgusciando fuori lentamente dalla zona buia poco più avanti, o qualsiasi altra cosa sia capace di mettervi l'ansia addosso. In poche parole, il sonoro divide fifty-fifty i motivi per cui sarete costretti a cambiare paio di mutande ogni paio d'ore, quando vi va bene.
Buono anche il doppiaggio, che si bea anche dell'illustre voce del già citato Dario Argento, sebbene per un ruolo secondario. Nonostante la sua “ignoranza” in questo contesto, non possiamo che fargli un applauso per il coraggio del tentativo, per niente da buttare (a paragone, la figlia in Mirror's Edge dovrebbe solo spararsi).
Per la gioia dei puristi, abbiamo voluto ritagliarci uno spazietto apposito per discutere del “fattore paura”. I più attenti di voi avranno sicuramente notato come fin'ora abbiamo parlato solo del gameplay o, in minor parte, della sceneggiatura. Che recensione sarebbe se non citassimo quanto, effettivamente, Dead Space sia capace di farci saltare dalla poltrona? Premettiamolo da subito: il titolo in questione é quanto di più spaventoso abbiamo provato con mano negli ultimi tempi, e giocarci al buio totale ed in completo silenzio non fa altro che migliorare (che autolesionisti del cavolo, lo sappiamo) l'esperienza globale. Non ci credete? Già dopo il primo quarto d'ora, ci scommettiamo l'onore, avrete nostalgia dei simpatici ricombinanti di Bioshock o dei sorridenti Shibito di Forbidden Siren, tanto per citarne alcuni. Dead Space si é promesso di spaventare, di farci provare un terrore mai assaggiato prima, di catapultarci in un incubo da cui nemmeno la pausa dell'inventario può salvarci (ricordate la famosa news di un annetto fa?), e ci é riuscito in toto. Buio, lento e pieno di rumoracci strani provenienti da dietro quell'angolo che non vorreste mai girare. Ogni crocevia, ogni porta chiusa é sinonimo di possibile spavento, e lo capirete ben presto, come noi. Una sorta di marchio a fuoco che, volenti o nolenti, dovreste sorbirvi ogni due passi, accompagnati da un eccellente comparto audio-visivo messo appunto per l'occasione. L'impatto generale lascia davvero estasiati: ogni piccolezza é curata nei minimi dettagli, il frame-rate risulta stabile nella stragrande maggioranza dei casi, i giochi di luce ed ombre lasciano a bocca aperta, il monster design é ispiratissimo. Insomma, Dead Space gronda stile e potenza da ogni singolo pixel. E poco conta che magari le texture, prese singolarmente, non arrivino ai livelli di Uncharted o di un Gears of War o che, per i più esigenti, ci possa essere un po' troppo aliasing di fondo. Una volta immersi nella sua atmosfera ne verrete completamente catturati, e raramente troverete il tempo (o il giusto status mentale) per giudicare questo o quel difetto.
Ah, una raccomandazione: mettete a palla il volume (o, se proprio non potete, é ora di rispolverare le care vecchie cuffie). Privo di una vera e propria colonna sonora portante, come spesso accade per gli horror, DS dà il meglio di sé negli effetti sonori e nel doppiaggio, completamente in italiano come da tradizione EA. Gli spaventosi rumori di fondo che udiremo minuto dopo minuto vi faranno rizzare i capelli dalla paura e renderanno alla grande l'idea di quello che starà per succedervi. Sentirete chiaramente strisciare qualcosa nella parete di fianco a voi o, semplicemente, capirete se una presenza misteriosa sta sgusciando fuori lentamente dalla zona buia poco più avanti, o qualsiasi altra cosa sia capace di mettervi l'ansia addosso. In poche parole, il sonoro divide fifty-fifty i motivi per cui sarete costretti a cambiare paio di mutande ogni paio d'ore, quando vi va bene.
Buono anche il doppiaggio, che si bea anche dell'illustre voce del già citato Dario Argento, sebbene per un ruolo secondario. Nonostante la sua “ignoranza” in questo contesto, non possiamo che fargli un applauso per il coraggio del tentativo, per niente da buttare (a paragone, la figlia in Mirror's Edge dovrebbe solo spararsi).