Daemon X Machina: Titanic Scion, taglia ridotta, mondo espanso – Recensione Switch 2
La recensione dell’action mecha open world di Marvelous First Studio, un sequel che amplia a dismisura l’originale Daemon X Machina, ma non riesce ad armonizzare tutto a dovere
Il primo Daemon X Machina non era esattamente un capolavoro, ma usciva in un periodo in cui Armored Core sembrava un ricordo lontano, e lo emulava discretamente. Adesso che la saga mecha di FromSoftware ha ripreso quota (o almeno è quello che spero), Marvelous non ha abbandonato il franchise, bensì lo ha trasformato, rimaneggiando la formula di gioco e attingendo ad altre fonti per scavargli una nuova nicchia.
Gli Arsenal diventano più piccoli e sono più simili a power armor, gli spazi si fanno più ampi e adottano una struttura open world, ci sono dungeon, loot e boss a zonzo per la mappa in stile MMO... Questo Daemon X Machina: Titanic Scion è forse quello di cui aveva bisogno la saga? Scopriamolo.
Leggendo pareri in giro lo vedo spesso descritto come il connubio tra Armored Core e Monster Hunter; ci sta, ma io noto anche tanto Xenoblade Chronicles X. La trama principale passa subito in secondo piano, ed è più un filo conduttore per dare contesto e scandire le nostre scorribande. Il vero protagonista dell’opera First Studio è il mondo in rovina in cui si svolge la vicenda: vasto, ostile... e tristemente vuoto.
Che si stia inseguendo l’obiettivo della prossima missione o esplorando in cerca di segreti, i livelli non offrono molte attrattive: basi per il trasporto rapido, stazioni di ricarica, avamposti militari, depositi abbandonati... le classiche icone da spuntare sulla lista e briciole in un’economia che pretende un sacco di grind per vedere tutto. Ogni tanto spunta fuori qualche scorcio interessante, ma per la maggiore le location brulle e devastate sono lontane dalla varietà e dalle atmosfere di Mira. Tematicamente ci può anche stare, ma vengono presto a noia dopo l’ennesima fetch quest.
La storia in sé sorprende, e non in senso buono. Capita raramente di beccare un copione tanto rarefatto e al tempo stesso così noioso. Saranno i personaggi poco carismatici, il melodramma spicciolo o la sagra degli stereotipi, ma ogni volta che alleati e/o nemici fanno capannello e iniziano a fare "lore dumping" vien voglia di saltare. Non male per quella che è essenzialmente una boss rush contro mutanti in esoscheletri usciti fuori da Vanquish, Astral Chain e Knights of Sidonia (il manga, non l’album). Meglio le chiacchierate con i comuni mortali, tra foto ricordo, partite a carte, cacce ai tuberi e altre mansioni di poco conto. Nulla che non sia già stato visto altrove milioni di volte, ma meglio del sermone sul senso della vita dai soliti matti che vanno in giro a bombardare colonie.
Lato gameplay, Daemon X Machina: Titanic Scion non si discosta troppo dal predecessore (che a sua volta pescava dall’immaginario FromSoftware), proponendosi tuttavia in “scala” e introducendo meccaniche inedite che ampliano significativamente il ventaglio di opzioni. L’equipaggiamento base dell’Arsenal comprende i consueti cinque pezzi di armatura, provenienti da svariati archetipi e liberamente combinabili, due armi principali, due secondarie, una di supporto sulle spalle e un dispositivo ausiliario. La mole di parametri da consultare per ottimizzare le prestazioni sul campo è impressionante, e come sempre dovremo anche bilanciare consumo di memoria e peso.
Non contenti? Ora le statistiche di ogni singolo componente tendono a fluttuare, e non di poco, quindi la scelta è ampliata dalle innumerevoli varianti che potremo raccattare, assieme a ulteriori migliorie apportabili tramite le apposite mod. Eliminando poi gli Immortal potremo estrarne il DNA, da cui ottenere abilità attive e passive in cambio dell’umanità del proprio alter ego, che diverrà progressivamente più deforme (no, la cosa non ha impatto né sulla storia né sulle interazioni col resto del cast). Tutte le armi hanno un livello di padronanza che sbloccano bonus con l'utilizzo frequente, e tecniche specifiche che attingono alle riserve di stamina e Femto (l’energia del reattore), e avremo persino in garage un mech di taglia “regolare” a mo’ di power-up temporaneo. Se vi piace massimizzare ogni aspetto della vostra build, a cui aggiungere il farming delle parti necessarie, ci perderete la testa, anche se non è affatto necessario per portare a termine l’avventura.
Già dopo le prime battute i mostriciattoli che infestano la mappa e i normali Arsenal non sembrano avere risposte contro l’agilità o il volume di fuoco a nostra disposizione. Il sistema di combattimento è fluido, dinamico e altamente personalizzabile (anche se ha così tante combinazioni di tasti che basta un attimo per perdere la bussola), purtroppo l’IA non pare in grado di sfruttarlo adeguatamente. Per compensare, i tanti boss adottano spesso AOE a tradimento, skill overclockate di brutto rispetto alla nostra versione, hitbox grandi come case e altri stratagemmi che rendono gli scontri impegnativi ma talvolta frustranti.
Ciò va a menomare un ritmo già di per sé poco brillante. Le lunghe catene di missioni secondarie sanno troppo di riempitivo, e le principali hanno questo bilanciamento malandrino che non le valorizza appieno, tacendo poi sulla monotonia dei dialoghi. Smanettare col proprio Arsenal e impiegarlo in battaglia è l’elemento più divertente del pacchetto, ma la vostra permanenza varierà sensibilmente in base a quanto riuscirete a tollerare la pletora di attività poco accattivanti e la loro qualità altalenante.
Sul fronte dei contenuti, Daemon X Machina: Titanic Scion non scherza affatto, anzi. La campagna può essere portata a termine in una decina di ore, ma tra facoltative, arena in stile Armored Core, dungeon, collezionabili, boss segreti, grind, co-op online e altro ancora (tra cui a breve anche il PvP) il tempo accumulato decolla. Ci sono persino corse in moto (sebbene il modello di guida faccia schifo) e un intero gioco di carte collezionabili, con tanto di tornei. Molto del campionario proposto dal titolo Marvelous è fine a sé stesso e non arricchisce davvero l’esperienza, ma avere più opzioni non dispiace.
Quanto al comparto tecnico invece, le prime impressioni vedevano l’edizione Switch 2 come una sorta di abominio. Situazione che credo di aver scampato, perché dopo un paio di aggiornamenti Daemon X Machina: Titanic Scion gira piuttosto bene sulla piattaforma ibrida Nintendo. La presentazione è lungi dall’essere perfetta, tra texture in bassa risoluzione, rallentamenti quando l’azione si avvicina troppo alla telecamera o si cambia area, e caricamenti lunghi, più sporadici crash a guastare ulteriormente la festa, ma lo si riesce a giocare senza particolari difficoltà. Forse si può ottimizzare ancora, e magari aggiungere il giroscopio per aiutare con le armi a mira libera, come archi e fucili da cecchino.
Personalmente preferivo lo stile in cel-shading dell’originale, più caratteristico, rispetto a quello pseudo-realistico qui adottato. I design dei mech però sono sempre eccellenti; qualche dubbio sugli Immortal, che oscillano tra il semplicistico e il “non sono sicuro di cosa stia guardando”. Un po’ legnoso il doppiaggio in inglese, meglio quello giapponese. Niente male la colonna sonora, che spazia dall’elettronica all’heavy metal, con un sacco di brani ottimi per pompare adrenalina durante le schermaglie. Peccato il più delle volte non si riesca a udirli nel clangore di spari ed esplosioni...