Battlefield 6, la recensione
Dagli errori s’impara. Dagli errori si cresce e si migliora, poiché sono coloro che ti permettono di porre le basi verso il successo. Potremmo continuare ancora su questa linea per osannare e spiegare il ritorno in pompa magna di Battlefield 6, ma comunque, probabilmente, sarebbe riduttivo per spiegare la ricomparsa di un titolo tanto acclamato quanto agognato ed atteso. Ecco la recensione di Battlefield 6!
Il ritorno di Battlefield dopo il passo falso di 2042
Sono passati ben 4 anni dal passo falso chiamato Battlefield 2042. Un titolo scellerato, che ha lasciato tanto amaro in bocca e cancellato quanto di buono era stato fatto sia da Battlefield 5, ma soprattutto da Battlefield 1. Il collettivo capeggiato da team DICE ha fatto tesoro e sfruttato a pieno l’assenza dal mercato di questi anni, sfornando un gioco che riporta il giocatore al centro del mondo bellico, in uno stile che solo chi conosce di cosa possa essere capace la saga di Battlefield sa fare.
La campagna single player di Battlefield 6
Iniziamo a sviscerare il gioco dalla componente single player, ovvero la campagna del nuovo Battlefield 6. Dopo la struttura ad episodi che caratterizzava Battlefield 1 e 5, torniamo in primis ad avere una storia singola, la quale ci porterà ad epiche battaglie in ben 3 continenti. Senza spoilerare nulla, vi possiamo quantomeno anticipare che ne vedrete davvero delle belle, in un ambiente dinamico e variegato, passerete dalle piramidi egizie alle strade di Brooklyn.
Trama di Battlefield 6: un mondo in bilico tra caos e potere
“Il mondo non è più diviso in Est e Ovest. È diviso tra chi ha un esercito… e chi ne è alla mercé.” È da questo incipit che partiamo nel descrivere la trama della campagna di Battlefield 6. Nel 2027, il mondo è sull’orlo del collasso geopolitico. La NATO è crollata, gli Stati Uniti sono logorati da conflitti interni e la fiducia nell’ordine globale è andata in frantumi. Nel vuoto lasciato dal caos, si fa largo Pax Armata, una compagnia militare privata con risorse illimitate, soldati senza bandiera e una missione non dichiarata: prendere il controllo delle regioni strategiche del pianeta, imponendo la propria “visione”. Nel cuore di questa crisi, entri in azione come membro di Dagger 1-3, una squadra operativa clandestina dei Marine Raiders. Sei parte di un gruppo ridotto, ma letale, inviato laddove le diplomazie hanno fallito. La tua missione: fermare l’avanzata di Pax Armata e scoprire chi li finanzia...e perché.
I protagonisti e la squadra Dagger 1-3 in Battlefield 6
I nostri eroi saranno 5 soldati super addestrati, ognuno con particolari ruoli bellici e ruoli ben definiti:
- Haz Carter – assaltatore
- Dylan Murphy – geniere
- Simone “Gecko” Espina – ricognitrice
- Cliff Lopez – supporto
- Lucas Hemlock - CIA
Gli antagonisti principali sono, come già sopra specificato, la Pax Armata, una compagnia militare privata che raccoglie mercenari da tutto il mondo e che vuole rimodellare gli equilibri globali approfittando del vuoto di potere creatosi con la distruzione delle istituzioni internazionali. Non agisce per patria o ideali, ma per potere, soldi e influenza.
Battlefield 6, gameplay e sistema di combattimento
Il gioco di squadra, come da pura tradizione Battlefield, diventa la chiave del successo per completare le variegate missioni che ci troveremo ad affrontare. Avremo la possibilità concreta di comandare una vera task force in grado di attaccare le forze nemiche, di tenerle occupate per aggirarle o neutralizzarle, di attaccarle dalla distanza per ridurre al minimo i danni. Nonostante il livello di adrenalina, di caratterizzazione ambientale e grafica, dobbiamo comunque dire che l’IA si è mostrata un po’ carente, non solo quella dei nemici, ma anche quella alleata, la quale svolge il compitino senza nessun sussulto, in maniera sin troppo fredda. Fortunatamente ciò non ci pesa più di tanto, visto che già nella campagna saremo catapultati al centro di un mondo davvero complicato e intricato, dove i momenti morti saranno pochi e l’azione assorbe in toto l’attenzione del giocatore.
Armi, mezzi e distruzione ambientale
I mezzi dispiegati sono davvero tanti, tra anfibi, navi militari, carri armati ed elicotteri da guerra Battlefield 6 non si risparmia nulla! Ciò che a noi ha impressionato è proprio il ritorno all’estremo realismo (da sempre marchio di fabbrica della serie Battlefield), dove il motore grafico Frostbite Engine mostra i muscoli: polvere, detriti, ma soprattutto distruzione ambientale. Tutto e di più affinché il giocatore abbia un’immersività totale all’interno del videogioco. È alquanto incredibile di come probabilmente l’intero gioco si basi su un concetto: guerra. Stop. Per far in modo che ciò avvenga il menù è stato semplificato, non solo nella struttura ma anche nella pratica. Il nostro alter ego infatti saprà sempre dove mettere le mani al posto giusto.
Questo grazie ad un sistema di shooting notevolmente snellito, dove la rapidità fa da padrona, in primis per essere super reattivi nei momenti di maggiore concitazione, inoltre l’obbiettivo è assolutamente quello di godersi sul momento le cinematografiche azioni che andremo a compiere. In tutto ciò ci aiuterà un notevole arsenale, anche qui infatti Battlefield 6 non si risparmia, ma mostra armi variegate di repertorio rilevante. Tra fucili d’assalto, mitragliette, cecchini ì, carabine e molto altro avremo spesso l’imbarazzo della scelta. Ovviamente durante le varie missioni partiremo con un’arma specifica, per esempio in un frangente di missione in cui impersonificheremo Simone “Gecko” Espina utilizzeremo il fucile di precisione, ma come arma secondaria possiamo variare e scegliere un determinato tipo di approccio rispetto ad un altro.
È palese che usando il cecchino sarà una battaglia basata sulle uccisioni alle lunghe distanze, ma a parte queste poche eccezioni avremo davvero la possibilità di imbracciare fucili e armi belliche di svariato genere, acquisendo man mano dimestichezza e prendendo confidenza non solo con armi letali, ma che andranno a caratterizzare il nostro stile di gioco, fino a farlo diventare personale. La diramazione dei paesaggi e le nuove ambientazioni aumentano inoltre il tasso di spettacolarità.
Battlefield 6 - comparto tecnico e prestazioni
Aggiungiamo una cosa non scontata, ovvero che la nostra PS5 non ha avuto nessun tentennamento, neanche durante le fasi più adrenaliniche, segno del lavoro certosino che è stato fatto dai team congiunti di Battlefield Studios capeggiati da DICE.
Una campagna cinematografica e intensa
Se di solito ormai negli FPS la campagna è sempre più una cosa snobbata, beh, questa di Battlefield 6 vi farà ricredere per il divertimento e per la bontà del lavoro che c’è dietro. Tutto ciò perché questa guerra, o meglio questa visione della guerra in Battlefield 6 assume connotazioni da vero film, in particolare a me ricorda tantissimo Sicario, film eccezionale con Emily Blunt e Benicio Del Toro, se non lo conoscete recuperatelo per capire davvero il livello raggiunto in questa campagna single player, non resterete delusi, perché quella di Battlefield 6 è una campagna con momenti di forte intensità emotiva. Alcuni livelli ti metteranno di fronte a scelte morali implicite, altri ti daranno l’illusione del controllo mentre tutto intorno a te si sfalda. Non è la classica storia “eroi contro villains”. È una discesa nei meandri oscuri della guerra moderna.
Quanto dura la campagna di Battlefield 6?
Concludiamo l’analisi sulla campagna dichiarando che essa comprende 9 missioni in totale, per una longevità che si attesta sulle 5-6 ore, chiaramente in base al grado di difficoltà a cui la giocherete. Appuntamento dunque alla recensione definitiva di Battlefield 6, in cui approfondiremo la componente multiplayer e saremo in grado in maniera definitiva di tirare le somme sul gioco. Le premesse, vista l’esperienza sul single player, sono assolutamente positive e liete!
Multiplayer: il fattore wow di Battlefield 6
Siamo arrivati finalmente al piatto forte, alla portata principale di qualsiasi FPS che si rispetti, ovvero il comparto multiplayer. Beh, possiamo dire che anche qui il nuovo Battlefield 6 mostra gli artigli, sfoggiando quanto di buono ed anche più di quello che ci aveva mostrato solo in parte con la campagna single player.
Sin dalla prima partita del multi abbiamo detto letteralmente “wow”! È praticamente impossibile non notare sin dalle prima battute di gioco che quello a cui stiamo assistendo in prima persona è un gioco totalmente diverso da qualsiasi altro sparatutto. Come abbiamo già detto, Battlefield è sempre stato un gioco che ha puntato sul realismo il suo credo, e qui possiamo dire di essere arrivati ad un nuovo punto della concezione di guerra, ad una nuova pietra miliare della storia dei videogames. Si, perché da questo punto di vista Battlefield non solo annienta la concorrenza, ma la surclassa. I soldati non sono super uomini, non sono dotati di una velocità ipersonica, non resistono a qualsiasi tipo di proiettile e non sono in grado di riprendersi con estrema velocità da una ferita di una qualsiasi arma da fuoco.
Sono essere umani, con tutto ciò che quindi ne comporta! La velocità del nostro alter ego è ponderata, non siamo Usain Bolt. I proiettili ci fanno molto male, non siamo Terminator. La rigenerazione della vita è lenta, calibrata in piccole porzioni, dove noi sentiamo letteralmente ogni respiro della vita che torna a riempire la nostra barra di HP. Da questo punto di vista, il lavoro è stato a dir poco egregio sotto ogni aspetto. Mentre il diretto concorrente Call of Duty va praticamente nella direzione opposta, Battlefield 6 tiene in piedi ben ancorati al terreno, ricordandoci che la guerra è qualcosa di spaventosamente reale, ed è molto più che fare i Rambo con in testa una sola fascia e mitragliatrice a fuoco spianato. Le nostre mosse dovranno essere molto più calibrate, più ponderate, più tattiche. In fondo, questa è la guerra. Se pensate effettivamente di correre in campo aperto ed in un batter d’occhio invadere la postazione nemica facendo piazza pulita, beh, possiamo dirvi che avete sbagliato gioco. Volente o nolente, è proprio il ritmo ad essere più cadenzato, più compassato, più misurato.
Ciò si avverte soprattutto nelle mappe medio-grandi, l’azione è sostenuta ma mai scellerata, tutto intorno a noi viene annientato (merito chiaramente della famosa distruzione ambientale già citata nella campagna) ma è un caos “controllato” splendidamente dal Frostbite Engine. Vedremo intorno a noi il mondo sgretolarsi tra missili, granate e detonazioni, ma tutto ciò diventa pura immersività, diventa pura goduria, perché mai un fronte bellico è stato così ricco e variegato come in questo Battlefield 6! Carri armati, droni, coprire i nostri alleati ma al contempo stare in allerta per il sopraggiungere nemico. Dovremo curare eventualmente i nostri compagni, trascinandoli letteralmente in una posizione più riparata per evitare di essere esposti al fuoco nemico, dovremo strisciare tra polvere e detriti, tra macerie di un mondo logoro e demolito, dovremo portare a casa la pelle, perché è sempre quello l’obiettivo di un vero soldato, tornare a casa vivo.
Ciò che ulteriormente abbiamo apprezzato è la già grande disponibilità di mappe al lancio, un unicum considerando che ormai i giochi sono sempre meno lanciati in versione “finita”, anche in questo senso Battlefield 6 va in controtendenza. Disponibili già 9 e ulteriori 3 ne arriveranno, le mappe sono ben definite, variegate, studiate per essere pronti allo scenario bellico. Voleremo in Tagikistan, a Gibilterra, al Cairo e per i nostalgici una sorpresa a dir poco gradita: la celeberrima operation firestorm, mappa storica in versione remake di Battlefield 3. Ciò che ci salterà all’occhio dopo aver visto tutte le mappe è sicuramente uno schiacciante dominio di mappe antropiche rispetto a quelle naturali, ma anche in questo caso la scelta è saggia, in quanto dovremo ben presto individuare i punti nevralgici di ogni luogo, per impadronircene e sfruttarne le caratteristiche ambientali. Il ritorno alle classi storiche ha giovato al nuovo game di DICE, onestamente ne sentivamo la mancanza.
Assalto, geniere, supporto e ricognitore costituiscono da sempre uno dei capisaldi del franchise, un rientro alle origini gradito, ma modernizzato e caratterizzato in alcune dinamiche. Ogni classe, per esempio, avrà la possibilità di equipaggiare l’arma che più ci aggrada, quella con cui abbiamo più confidenza, o semplicemente la migliore per le nostre esigenze. Ciò che va a caratterizzare le classi è la possibilità di equipaggiare solo determinati gadget, peculiari per ogni classe diversa. L’arsenale bellico è un altro fattore determinante in Battlefield 6. Come già avevamo intravisto nella campagna, le bocche da fuoco sono tante e variegate, con un realismo notevole, non solo per rinculo e movement dell’arma, ma anche per il suono che ne scaturisce. Proprio quest’ultimo è un ulteriore gemma preziosa che Battlefield 6 custodisce e preserva.
Con cuffie di alto livello, il suono ci è parso nitido, mai incerto, contribuendo in maniera determinante a quell’immersività totale che Battlefield tanto brama. Sentirci fischiare un proiettile vicino al nostro elmetto e realmente vedere dopo una frazione di secondo i proiettili che ci piombano addosso è un qualcosa di impagabile, che innalza a livelli superlativi il lavoro magistrale edito dal team DICE e soci. I passi dei nemici diventano palesi e rilevabili senza incertezze. D’altronde anche questa è tattica e strategia, se dovessimo correre come elefanti i nostri avversari non faranno troppa fatica nell’intuire le nostre intenzioni, muoversi con discrezione diventa un imperativo soprattutto nei luoghi chiusi, dove prendere un’altura può fare anche la differenza non solo per l’esito del nostro rapporto K/D, ma anche per le sorti della battaglia.
Menzioniamo anche la particolare modalità Portal, una vera e propria procedura editor, nella quale potremo creare esperienze multigiocatore personalizzate, come modificare mappe esistenti, cambiare o rimuovere oggetti, creare regole personalizzate (aggiunta di bot, di gravità o rigenerazione della salute). Ci sentiamo, sul finale del nostro trittico, di fare ovviamente anche un’onesta critica al gioco. Se dovessimo trovare un difetto tangibile a questo Battlefield 6 lo potremmo facilmente riscontrare nell’atavico menù del gioco, da tempo immemore poco intuivo e troppo complicato non solo nel capire cosa abbiamo sbloccato e come usufruirne, ma anche modificare i tasti e scegliere i comandi ed i settaggi a cui siamo semplicemente abituati da sempre negli FPS diventa tutt’altro che un’impresa semplice. Caro Battlefield, errare è umano, ma perseverare è diabolico.