Recensione GRID Legends: A tutta birra tra le leggende!

di Simone Marcocchi

Quando Codemasters presenta un titolo di corse, c’è sempre da tenere i sensi in allerta. Lo stile arcade è un marchio di fabbrica per moltissimi brand della software house inglese, che ora vive sotto l’ala di Electronic Arts, ma è capacissima di agire in controsterzo e sfornare quel Dirt Rally diventato un mostro sacro nella simulazione di guida su sterrato.

Uscito nel 2008, Grid fu accolto come qualcosa di unico, e lo era, non soltanto per la sua giocabilità aperta a tutti, ma anche per riuscire ad incanalare quelle sensazioni di piacevolezza, che ti faceva venir voglia di mordere continuamente l’asfalto fino al completamento dell’ultimo evento. Dopo un periodo di silenzio, nel 2019 si era ripresentato al grande pubblico con la voglia di rilanciare sé stesso ed aspirare a nuove vette, partendo dalla propria eredità per poi cercare di proiettarsi verso un nuovo futuro.


A TUTTA BIRRA!


Grid Legends aspirava a raccogliere quel testimone con nuove idee, stile e un’idea genuina. Purtroppo non è del tutto così, non è chiaro se Codemasters punti a rendere Grid una sorta di F1 con uscite che saranno a cadenza annuale, ma è palese che il senso di novità non sia un presupposto fondamentale per gli sviluppatori. Non fraintendetemi, quando vi metterete alla guida proverete le solite, appaganti, sensazioni di sentirvi assi alla guida, ma non solo, un handling profondissimo che tocca ogni aspetto della vita a bordo di un mezzo.

Il sistema di ammortizzazione non è solamente estetica, ma ha un impatto diretto nella fisica delle curve, con i fuoristrada che tendono a perdere la traiettoria per il violento spostamento del mezzo; velocità e trazione hanno un rapporto diretto sul peso, non considerarli in fase di sorpasso o durante una curva farà si che si possa perdere posizioni o fare incidenti, ma ancora di più avvertirete la sensazione di guidare vetture profondamente diverse le une dalle altre, ed è un bene. L’essere arcade impone ovviamente delle semplificazioni, in accelerazione o frenata violenta non perderete mai l’asse della traiettoria, ma è anche vero che una profondità maggiore nel controllo delle macchine porta in sé una minore riduzione di un drift “allegro”, come si faceva con Grid 2, in cui si premeva il freno a mano e si curvava per una decina di minuti buoni, in questo caso è leggermente più simulativo e il rischio di andare a sbattere per aver toccato il freno a mano è decisamente più alto.

La quantità di elementi per spingervi a correre sono tanti, la modalità storia (recitata), che ha un po’ troppo riciclo delle piste di episodi precedenti, usate tantissime volte, ma anche sapientemente mascherate da tipologie di eventi differenti tra loro o con effetti atmosferici veramente ben fatti, che portano ad avere un impatto diretto sulla guida. Che sia la modalità carriera o storia guideremo davvero tante auto diverse e in situazioni diverse e per tante ore, con l’online che protrarrà il tempo all’infinito. Peccato però non vedere quel guizzo di vera novità, di un motore grafico più maturo o di quell’elemento di cui la serie avrebbe davvero bisogno, ma se per accontentarci lo dobbiamo fare con un gioco molto buono, va benissimo anche così.