Recensione Digimon Survive

di Simone Marcocchi

Mentre leggete queste righe il “review bombing” su Digimon Survive si sta scatenando da parte di tantissimi fan del brand, indispettiti forse da una metrica di gioco non propriamente amata dal pubblico esterno al Giapponf. Ma cerchiamo di capire perché e che tipo di gioco sia. È passato ormai troppo tempo dalla guerra tra mini-creature che vedeva schierati Pokémon e Digimon negli anni ’90, ora le aspettative sono più contenute per il marchio Bandai Namco. E' anche vero, però, che siamo abituati a conoscere i Digimon per una certa tipologia di giochi rpg-tattici e se siete coloro che amano questo genere, state molto attenti a Digimon Survive.

Se siete tra coloro che hanno guardato la nostra diretta su Twitch, saprete che in un’ora di gameplay fitto, salvo il tutorial che ci mostra l’intro della trama e le basi del combattimento tattico con i mostriciattoli, il resto del gameplay è stata unicamente pura visual novel. Nei fatti questo consiste in schermate fisse in cui cliccare sui personaggi per farli parlare, selezionare qualche sporadico elemento interattivo e in alcuni casi scegliere una parte nel “contenzioso orale” per prendere una parte o l’altra ed influenzare i dialoghi successivi.

Una sorta di libro-game digitale, anche se estremamente più lento rispetto ad altre scelte videoludiche, con dialoghi più lunghi e spesso infarciti di elementi che diluiscono non poco la trama, ma che di contro rientrano nei canoni delle visual novel che pur offrono qualcosa di più in termini di caratterizzazione, sono anche super-teen-oriented. C’è però da dire che i fan puri-duri ameranno comunque questa logica, anche perché il motivo di giunzione tra persone reali e Digimon, ha colpi di scena interessanti e il pathos è sicuramente ben costruito, con quella tensione da teen-horror (molto poco horror) che riesce a mantenere l’attenzione e fare da collante a vari elementi della trama ai combattimenti più tattici. Questi ultimi sono rimasti, pur sporadici richiedono comunque la giusta dose di attenzione, con quel retro-2.5D che ha il suo fascino ed è sempre in gran forma.