The Innocents: quando l'orrore infrange i tabù del cinema

Un film difficile da guardare, ma che tratta tematiche importanti in modo originale

di Chiara Poli

Thriller soprannaturale. La definizione corretta sarebbe questa. Fatto sta che, come spesso accade, vien e normalmente inserito nella categoria “horror”. Sebbene questo non sia un film horror come gli altri.

Disponibile a noleggio su AppleTV+ e Prime Video, il film svedese - pardon: norvegese, ma prodotto principalmente da aziende svedesi - The Innocents è uscito nel 2021 e da allora fa discutere.

Per due motivi: la violenza esercitata nei confronti di animali e bambini, ovvero le categorie da sempre considerate “sacre” per ogni film di ogni genere, e l’aspetto estremamente realistico del film. Come se fossero riprese videoamatoriali (ma di ottima qualità), senza uso di colonna sonora tipica da thriller né luci soffuse o ambientazioni perlopiù notturne. Qui, a fare paura, è la lunga e luminosissima estate nordica che non ci nasconde nulla.

La trama di The Innocents

Scritto e diretto da Eskil Vogt (Thelma), il film è ambientato nel grande complesso residenziale in cui si trasferisce la famiglia di Ida (Rakel Lenora Petersen Fløttum), bambina di 9 anni, e Anna (Alva Brynsmo Ramstad), la sorella maggiore di Ida, autistica, insieme ai genitori. Appena arrivata, Ida fa amicizia con un ragazzino del complesso, Ben (Sam Ashraf), che un giorno le mostra i suoi poteri soprannaturali: Ben riesce infatti a spostare gli oggetti con la mente, ma non solo.

Aisha (Mina Yasmin Bremseth Asheim), un’altra bambina del palazzo di Ida, mostra di avere poteri telepatici straordinari.

Ma anche Anna ha qualcosa di speciale. I bambini scoprono le loro qualità fuori dal comune, ma non tutti le usano a fin di bene: Ben è crudele. E col passare del tempo, lo diventa sempre di più…

Un film difficile da sostenere

Dimenticatevi cose come L'innocenza del diavolo con Macauley Culkin o la celebre Orphan di Isabelle Fuhrman. The Innocents è completamente diverso. Il film esplora accuratamente il tema della psicologia infantile e quello dello sviluppo della morale, mostrandoci il modo in cui i bambini del film si pongono di fronte alle varie situazioni. A determinare il loro senso di “giusto” o “sbagliato” sono infatti i sentimenti, le emozioni che ogni evento scatena in loro. Emozioni che, come scopriamo presto, non sono uguali per tutti.

La storia si trasforma di fatto in una classica lotta fra il bene e il male, vista - e condotta - tramite lo sguardo dei bambini. Una prospettiva inusuale, che spesso mette a disagio, spaventa, disturba tanto da spingerti a chiudere gli occhi al cospetto di certe sequenze. Come quella che ha per protagonista Ida, Ben e un gatto. E come gli esperimenti condotti per scoprire perché Anna, anche di fronte a un importante dolore fisico, non pianga e non si lamenti mai.

Basterebbe già l’età dei piccoli protagonisti a disturbare la nostra visione, ma la violenza esercitata nei confronti dei più fragili - bambini con problemi e animali, come accennavamo nell’introduzione - rende la visione molto dura e crudele. La sensibilità di ciascuno farà la differenza nel modo e nei tempi della ricezione del messaggio, che è forte e chiaro. Il film mette in luce come i bambini, senza una guida morale chiara e definitiva, possano cadere in comportamenti pericolosi e oscuri, spingendosi addirittura fino alla tortura e all’omicidio.

La natura distruttiva e autodistruttiva degli esseri umani

Ancora una volta, inoltre, al centro c’è una natura umana distruttiva e autodistruttiva che, senza indicazioni, fa il suo corso in modo terrificante. A spaventare è infatti la naturalezza con cui tutto avviene, durante i giochi, in un modo così verosimile - superpoteri a parte - da rimanere impresso a lungo. E il fatto che l'interprete di Ida e quella di sua madre Henrietta siano figlia e madre anche nella realtà non fa che accrescere la sensazione di verosimiglianza.

Non ci sono atmosfere notturne o jumpscare sottolineati dalla musica, assistiamo all’orrore alla luce del sole, in mezzo alla natura, da parte di bambini che non riusciamo (quasi) mai a vedere come mostri.

Tutte le altre tematiche - non a caso i più potenti fautori del bene e del male sono entrambi figli di immigrati - si accompagnano a una riflessione di come tutti i bambini siano uguali fra loro mentre formano il proprio senso di giusto e sbagliato. L’assenza di attenzione da parte degli adulti è paragonabile alla loro influenza negativa: se si insegnano le cose sbagliate o non si insegna nulla, la conclusione sarà la medesima.

Lo sguardo di Ida, l’unica del gruppo a non sembrare in grado di sviluppare poteri eccezionali, con quegli occhi azzurri e quelle guance rosee, ci fa da guida durante la scoperta dell’essenza stessa dei concetti di bene e male.

Ma c’è anche qualcosa di bello, in The Innocents. La dimostrazione di come anche i bambini con disabilità, come Anna, o quelli guardati in modo strano per il loro aspetto (Aisha è affetta da vitiligo, cosa che le dona un aspetto diverso da quello degli altri per la mancanza di melanina in alcune zone del viso e del corpo) possano essere inclusi e comprendere la realtà in modi unici. Arricchendo l’esperienza di tutti.

Non è un concetto astratto, ve lo garantisce chi ha passato molto tempo in contatto con bambini autistici.

Presentato a Cannes nel luglio del 2021, The Innocents ha avuto un’accoglienza principalmente positiva per la sua capacità di usare una storia soprannaturale ma estremamente verosimile per parlarci di morale, accettazione, empatia, disabilità e amicizia. Dal punto di vista più scevro di pregiudizi: quello dei bambini.