The Great Flood: un'alluvione da fine del mondo nel blockbuster coreano
Nuova esclusiva del catalogo Netflix, vede Seoul vittima di un diluvio di proporzioni bibliche. Una madre e suo figlio cercano salvezza ai piani alti dell'edificio mentre l'acqua sale inesorabilmente.
An-na si sveglia come ogni mattina nel suo letto in compagnia del figlioletto Ja-in, cinque anni appena. Ma quello che lo attende non sarà un giorno come gli altri: dopo poco nota infatti che il pavimento si sta allagando e quando scosta le tende per osservare la strada non può credere ai suoi occhi: una massa d'acqua spaventosa ha infatti invaso le strade, arrivando ai piani inferiori dei palazzi, incluso il suo.
La protagonista di The Great Flood, ricercatrice specializzata in studi sull'intelligenza artificiale, riceve una telefonata da un numero sconosciuto. Dall'altra parte del ricevitore parla Hee-jo, un ufficiale di sicurezza mandato lì per proteggerla e per condurla in un luogo sicuro. Le conoscenze di An-na infatti potrebbero essere fondamentali per la salvezza non soltanto della città, ma del mondo intero. Mentre il diluvio aumenta incessantemente e il livello dell'acqua sale senza sosta, arrivare ai piani più elevati dell'edificio sarà un'impresa tutt'altro che semplice.
The Great Flood: prima e dopo la pioggia
Per tutti gli amanti delle pellicole catastrofiche l'incipit è assai intrigante: quando la protagonista guarda fuori dalla finestra per la prima volta vi è soltanto un forte acquazzone, ma solo qualche istante più tardi pone un altro sguardo al di fuori e la massa d'acqua ha ormai raggiunto l'altezza del suo appartamento. Ha così inizio quella che sembra essere il classico tentativo di fuga da una situazione di pericolo imminente da parte di una madre col proprio pargolo, e la prima metà di visione rispecchia pienamente quest'andazzo relativamente canonico, al quale per altro le produzioni sudcoreane ad alto budget ci hanno ormai abituati nel corso degli ultimi anni.
Ma ecco che poi avviene un cliffhanger clamoroso, che non vi sveleremo per ovvi motivi, e che porta l'intero asse narrativo su un approccio più fantascientifico, con la specializzazione da parte di An-na che si rivela così non essere del tutto casuale ai fini degli eventi. Un colpo di scena che inizialmente spiazza e che rischia di apparire anche esagerato, ma che dà un nuovo sprint al film e aumenta di fatto anche le ambizioni alla base dell'intero progetto.
Insieme fino alla fine del mondo
La premessa alla Flow (2024) che si contamina con derive esistenziali, dove lo spazio e il tempo non hanno più significato giacché ogni giorno è un nuovo giorno, tra ipotetici loop e questioni identitarie che trascinano i personaggi in un vortice d'acqua infinito e senza (ri)soluzione apparente. A tratti l'impressione è che il regista e sceneggiatore Kim Byung-woo - lo ricordiamo per il thriller The Terror Live (2013) e per l'altro recente apocalittico Omniscient Reader: The Prophecy (2025) -voglia strafare, mescolando umori e suggestioni provenienti da numerosi archetipi del cinema di stampo spettacolare, sia questo più incline all'impossibile o ai cambiamenti climatici invece assai reali.
Ma anche quando l'operazione sembra accumulare in eccesso, viene sempre e comunque salvata dalla profonda umanità che unisce i destini dei personaggi, a cominciare dal rapporto principale che lega madre e figlio: l'amore materno è a conti fatti l'alpha e omega che porta avanti l'intero racconto e grazie anche all'avvolgente colonna sonora le emozioni sgorgheranno a più riprese nella seconda parte, fino a quell'epilogo forse più amaro del previsto.