Carosello in Love: amore, sogni e pubblicità nell'Italia del dopoguerra

Torna la collaborazione tra Rai e la casa di produzione Groenlandia, attraverso una storia d'amore lunga 20 anni che si fa tutt'uno con quella della televisione italiana.

di Livio Ricciardelli
Laura (Ludovica Martini) è una ragazza attratta dal potere magnetico della televisione, quella scatola magica le sembra in grado di cambiare tutto: i costumi delle persone, i loro desideri, i propri destini personali. Mario (Giacomo Giorgio) è invece un aspirante regista che al tubo catodico preferisce il grande cinema d'autore di marca felliniana o i documentari a carattere sociale. I due ragazzi vivono nello stesso quartiere, si troveranno casualmente entrambi a lavorare in Rai e tutti e due (seppur con spirito profondamente diverso) collaboreranno ad un programma destinato a cambiare usi e costumi dell'Italia: Carosello.
La casa di produzione Groenlandia (ideata e guidata dai due registi Matteo Rovere e Sydney Sibilia) da anni ha sviluppato un filone capace di connettere strettamente il mezzo televisivo con quello cinematografico. Come per esempio il film biografico realizzato su Renato Carosone (andato in onda sempre su Rai1 in prima serata con tanto di promozione sul palco del Festival di Sanremo nel 2021) o altri prodotti aventi al centro la cultura popolare del nostro paese. Oggi per la regia di Jacopo Bonvicini propongono al grande pubblico Carosello in Love: la storia di un programma televisivo attraverso una vicenda riguardante il suo dietro le quinte.
Nel 1957 in casa Rai si pose il tema di creare un contenitore pubblicitario capace di portare avanti economicamente la complessa macchina della nuova tv pubblica al netto del canone annuale riservato agli abbonati.
Da qui l'idea di Carosello: uno spazio serale dove queste stesse pubblicità diventano piccoli scketch di quasi due minuti, in cui seguire piccole storie od avventure delle celebrità del momento. Carosello in Love ci fa vedere tutto questo attraverso la figura di Laura, che da semplice centralinista si troverà ad affiancare il direttore Righetti nei primi passi di questo programma, fino ad ideare lei stessa sketch, innovazioni linguistiche e tormentoni (in questo senso, sembra esserci un rimando al personaggio interpretato da Alessandra Mastronardi in C'era una volta Studio Uno, prodotto dalla Lux Vide ed andato in onda sempre su Rai1 nel 2017).
Alcuni di questi tormentoni che sarà lei ad ideare li vediamo letteralmente nascere davanti ai nostri occhi (come nella significativa scena assieme a Marcello Marchesi, in cui viene coniata l'espressione "Basta la parola" riferita al purgante Falqui).
Nel frattempo l'Italia cambia così come le vite dei due protagonisti: Laura scala lentamente le gerarchie Rai ma si sposa con un uomo solo apparentemente affidabile ed amoroso. Roberto, continua a girare in veste di regista gli spot di Carosello senza riuscire a sfondare nel mondo del cinema in uno sfondo di forte precarietà relazionale.
Sarà proprio la fine (molto malinconica) del programma a rappresentare un punto di svolta per le loro vite ed il loro rapporto.
Ed è come se la fine del programma rappresentasse anche l'ultimo sospiro di una certa idea dell'Italia, della pubblicità e della televisione (Laura è viene contattata da un "imprenditore di Milano" per lavorare su un progetto di televisione privata). Così come il termine di una forse fin troppo lunga giovinezza dei due protagonisti. In questo senso lo sviluppo del rapporto dei due personaggi principali e soprattutto l'interpretazione di Giacomo Giorgio (che sviluppa un carattere estremamente negativo, salvo poi ribaltare il ruolo con grande maestria) risulta essere il punto di maggior interesse della storia. 
Che (come ben evidenzia il titolo) riesce a mettere insieme una romantica e non scontata storia d'amore di due personaggi immaginari, con la vicenda di uno dei fenomeni socio culturali più importanti del nostro paese, capace di entrare nel dizionario (non solo linguistico) del nostro paese.