WOW: Il tempo di tornare a Northrend è quasi arrivato

 

Il test sulla beta di World of Warcraft: Wrath of the Lich King Classic è stato revival emozionale. Un vero e proprio testacoda di tendenze, dato che spesso il mercato offre una scusa per rivivere le emozioni del passato magari a cavallo di un remake, perciò un rifacimento con tecnologie dei giorni nostri di un qualcosa che, al tempo, nemmeno se lo sognava l’Unreal Engine 4 o la risoluzione a 8K. La scusa di questo preambolo cerca di rispondere a una delle tante domande che sarà balenata in testa ai nostri lettori: vale la pena tornare a Northrend su World of Warcraft Classic?

La risposta è sì, a patto che leggiate più avanti per capirne il perché.

FROSTMOURNE HA -SEMPRE- FAME!

Se prendessimo un fan di vecchia data di World of Warcraft e gli chiedessimo, senza pensarci troppo, di stilarci una classifica dei tre villain più influenti del gioco, state pur tranquilli che caccerà fuori sicuramente il Lich King. Arthas Menethil. Colui che ha compiuto una crociata senza sosta per sconfiggere il male, solo per poi trovarsi avvinghiato a quest’ultimo, corrotto dalla sua fame e infine trasformato in uno dei villain più chiacchierati su internet.

Anche chi non ha giocato a World of Warcraft conosce un minimo il suo background, fattore che in qualche modo ne determina l’efficacia in termini di qualità, tanto che fino a oggi, fatta qualche eccezione, si può affermare con discreta tranquillità che, come lui, se ne sono visti davvero pochi. Ne stiamo parlando perché Blizzard, grazie al suo progetto Classic, è arrivato praticamente alle porte di Northrend, tanto da indicare con la fine di settembre l’uscita dell’espansione Wrath of the Lich King, che servirà a farci rivivere nuovamente l’assedio alle terre di Northrend, l’incontro con Kel’Thuzad in Naxxramas e lo scontro finale, dulcis in fundo, proprio con il Lich King nel raid Icecrown Citadel.

Il client beta spolpato in questi giorni di fuoco è praticamente lo stesso vissuto dai giocatori affezionati nel 2008 (o quasi). Questo raccontato per Burning Crusade, o la versione Vanilla del gioco, World of Warcraft Classic è nato con l’intenzione di far rivivere alla community le stesse identiche sensazioni di un tempo, eliminando in gran parte tutte quelle semplificazioni di gameplay, cambiamenti di mappa o evoluzioni di storia che ci hanno condotto nel corso degli anni alla fine di Shadowlands.

Storie che non sempre hanno convinto la community di riferimento, motivo per cui sicuramente Blizzard ha deciso che serviva una certa inversione di tendenza, assimilabile a quel jingle di tendenza che ti rimane in testa e ti ritorna in mente ciclicamente nel corso degli anni. Allo zoccolo duro di appassionati di World of Warcraft serviva qualcosa per riappropriarsi di ciò che è stato, una mossa che potrebbe sulla carta sembrare una scusa per “guardarsi indietro al posto di andare avanti”, ma che in questo caso particolare si è rivelata piuttosto vincente, visto la mole di giocatori che ha deciso di installarlo e giocarci anche con una discreta verve a corredo.

E su questo Blizzard si è rivelata piuttosto sicura delle proprie scelte, tanto da arrivare tempo fa a inneggiare sui social la politica del #NoChanges per restare più del dovuto ancorata a un certo tipo di scelte, o di soluzioni, che in passato avevano decretato il successo del prodotto. Ma non si può e non si deve restare ancorati al passato senza fare nulla nel frattempo, motivo per cui gli stessi sviluppatori, forse ravveduti da un certo tipo di politica, o situazioni meno specifiche degli ultimi anni, hanno deciso di cambiare il #NoChanges con #SomeChanges, operando dei tagli chirurgici ad alcune funzioni specifiche.

La più chiacchierata è quella del Dungeon Finder, un tool molto comodo che garantiva ai giocatori di poter far gruppo con chiunque senza doversi necessariamente chiudere in chat a spammare messaggi alla ricerca di qualche buon samaritano pronto ad accompagnarci nell’impresa. Ecco, in questo senso si è forse proceduto al contrario, puntando maggiormente a enfatizzare il rapporto tra i giocatori piuttosto che freddarlo.

La fetta di giocatori più hardcore non sentirà particolarmente la mancanza di questo tool, mentre i più smaliziati dovranno cominciare ad aprirsi un po’ di più verso gli altri, così da enfatizzare le interazioni sociali. Chiaramente tutto il resto del gioco resta praticamente identico a quanto visto nel 2008, motivo per cui la scelta di volersi gettare a capofitto nella ricerca del Lich King, e nel modo di sconfiggerlo, sarà esclusiva di tutti coloro i quali vorranno rivivere le emozioni di un tempo, magari in attesa del tanto agognato Dragonflight.

IN CONCLUSIONE

World of Warcraft Wrath of the Lich King, nella sua incarnazione Classic, saprà sicuramente accontentare gli appassionati di vecchia data, alla ricerca di un motivo valido per gettarsi nuovamente nella tanto discussa Northrend. Chiaramente l’antipasto anticipa la portata più ghiotta, ovvero Dragonflight, che speriamo sia il prodotto capace di risollevare le sorti di World of Warcraft, sia a livello di lore che di contenuti in gioco.