Chernobyl

La storia, più o meno, la conosciamo tutti: nella notte del 26 Aprile del 1986 una incredibile sequenza di errori umani e problemi tecnici portarono all’esplosione del reattore numero 4 della centrale atomica di Chernobyl. Non il primo disastro nucleare della storia (tre anni prima una parziale fusione del nocciolo, coinvolse la centrale di Three Mile Island negli Stati Uniti), ma è stato sicuramente quello che ha messo di fronte al mondo intero i pericoli derivanti dagli incidenti nucleari. E a questo dobbiamo aggiungere anche la componente politica che investiva l’Unione Sovietica di quei tempi. Un sistema politico che, per esempio, non avvisò per tempo la popolazione della città di Pripyat (distante solo tre km dalla centrale) della gravità del disastro, lasciando che la pericolosa nube radioattiva investisse buona parte dell’Europa del Nord per diversi giorni.

Solo tre giorni dopo il disastro, e di fronte alle incontrovertibili prove per i rischi della salute per i cittadini, il governo sovietico si decise a far evacuare i 50 mila abitanti di Pripyat, quando avevano però ormai subito gli effetti devastanti della ricaduta radioattiva. Gli effettivi danni alla popolazione sono ancora oggetto di studio, ma sono stati ovviamente tantissimi quelli che non solo persero la vita nell’immediatezza del disastro, ma che ancora portano i segni della violenza di quanto accaduto. Un incubo che, a distanza di oltre trent’anni è tutt’altro che risolto e che ha comunque causato danni che renderanno l’area inabitabile per migliaia di anni.

Esiste già una fitta produzione di produzioni più o meno di alto profilo su quanto accaduto quella terribile notte, tra docu-fiction e produzioni giornalistiche. HBO e Sky hanno deciso di approfondire ancora di più tutti gli aspetti della vicenda, scavando non solo sul versante tecnico vero e proprio ma anche e soprattutto in quello più smaccatamente politico e sociale. In Italia la potremo vedere solo a partire dal prossimo 10 Giugno su Sky e in streaming su NOW TV, ma abbiamo avuto la possibilità di poter vedere in anteprima il pilot della serie.

E possiamo dirvi che quello di HBO e Sky è un prodotto di altissimo profilo, confezionato in maniera perfetta sotto tutti i punti vista. A partire proprio dalla riproduzione dell’incidente stesso, non tanto per la spettacolarità della ricostruzione, quanto per essere riuscita a trasmettere l’alternanza emotiva di chi, disperato, riportava all’ingegnere capo la devastazione di quanto accaduto e di chi invece continuava a negare l’evidenza con la sola giustificazione che: “I nostri reattori non possono esplodere”.

Una cieca fede riconducibile proprio ad un sistema chiuso, completamente impermeabile verso il mondo esterno, convinto di poter gestire il tutto con mezzi assolutamente inadatti e sfruttando la più totale impreparazione del personale coinvolto nelle prime operazioni di soccorso. Basti pensare che i primi rilevatori utilizzati per cercare di capire il livello di esposizione radioattiva erano tarati sul massimale consentito all’assorbimento dal corpo umano, ovvero di 3,6 röntgen/ora (mentre nell’ambiente si sono registrati valori di 20 mila röntgen/h).

Chernobyl

Nella prima ora di visione si intersecano le storie dei protagonisti della vicenda: di chi ha cercato in tutti i modi di salvare le vite dei compagni, di chi si è rifiutato di affrontare la realtà più oggettiva e di chi ha sacrificato la propria vita per il bene comune. Ma soprattutto riporta l’esempio lampante della più totale impreparazione generale, spinta dalla convinzione che la tecnologia made in Russia non potesse cadere in fallo. All’ottimo lavoro di ricostruzione storica (la produzione si è ovviamente avvalsa delle testimonianze dirette e delle ultime perizie svolte per cercare di capire quali sono state le falle umane e tecnologiche del disastro), si alterna l’ottima riproduzione scenica e fotografica nel ricreare la realtà della fine degli anni ’80.

E, com'è solito nelle produzioni HBO, è presente un cast di tutto rispetto a interpretare i ruoli chiave del dramma. Il primo ministro sovietico Boris Shcherbina è interpretato da Stellan Skarsgard (Millennium, Nymphomaniac), mentre i ruoli di Ulana Khomyuk e Valery Legasov, ovvero coloro che furono chiamati ad investigare sull'accaduto da un punto di vista scientifico sono stati affidati ad altri due ottimi attori come Emily Watson (Apple Tree Yard) e Jared Harris (Fringe). C'è da dire che in questo caso la produzione ha preso una certa libertà interpretativa, dal momento che la figura di Ulana Khomyuk, in realtà, non fa riferimento a un personaggio realmente esistito, ma ricopre comunque un ruolo fondamentale all'interno della narrazione.