Recensione One Piece World Seeker

Una nuova avventura per Monkey D. Rufy

Recensione One Piece World Seeker

One Piece è uno dei manga che dopo diversi anni di pubblicazione è ormai riuscito a ottenere, com’è giusto che sia, degli ottimi riconoscimenti tra le offerte di punta della rivista Shonen Jump. Il merito va ovviamente a Eiichiro Oda, che con il suo vasto numero di tavole ha disegnato una delle storie più appassionanti dopo Dragon Ball e Naruto, lasciando il segno nell’editoria nipponica con oltre novecentotrentacinque capitoli.

Senza avere idea di dove andremo a finire, Monkey D. Rufy con la sua ciurma è stato protagonista di innumerevoli avventure, che lo hanno coinvolto non solo in vari tie-in nel mondo degli anime ma anche, e diremmo ovviamente, in quello videoludico. Tra picchiaduro di spicco e musou altrettanto famosi, il pirata col cappello di paglia ha continuato a far parlare di sé, arrivando a oggi con un’avventura tutta nuova fuori dal mondo canonico scritta da cima a fondo dal noto sviluppatore Ganbarion.

Il tentativo di uscire fuori dagli schemi decreterà il successo di World Seeker?


PENNE DI AGALMATOLITE

Restando ben distante dalla continuity legata alla serie, la storia di questo ultimo capitolo dedicato al mondo di One Piece vede Rufy naufragare, insieme alla sua ciurma, su un’isola carceraria tenuta sott’occhio dalla Marina. Dopo il duro scontro avvenuto sulla Prigione Celeste nella intro, dove facciamo la conoscenza dell’antagonista Isaac, capo della Marina che possiede interessanti protesi meccaniche in grado di mettere fuori gioco gli utilizzatori del frutto del Diavolo, finiamo per precipitare sull’isola carceraria sottostante la prigione volante, perdendo ogni contatto coi nostri compagni di squadra.

Atterrati su una spiaggia deserta incontreremo Jeanne, la leader di una fazione ribelle che cerca in ogni modo di opporsi al pugno di ferro della marina, insieme anche a qualche ciurma di pirati che vogliono fare fortuna approfittandosi della situazione.

La trama fa riferimento alla struttura utilizzata per la stragrande maggioranza delle storie appartenenti al ciclo di One Piece, solo che in questo particolare caso emerge un effetto boomerang inaspettato, complice una suddivisione degli eventi e del racconto che sembra cadenzato in modo fin troppo lineare e prevedibile. Senza entrare troppo a fondo nella vicenda, poiché ci dispiacerebbe rovinarvi ancora di più l’esperienza, possiamo giusto dirvi che il tutto viene suddiviso in capitoli intervallati da missioni che ci portano dal punto A al punto B, passando nel mentre da tutte le altre lettere dell’alfabeto grazie a delle missioni secondarie divise per categorie.

La parte principale dell’avventura viene intervallata dal solito “tran tran” composto principalmente da qualche dialogo più approfondito, utile a comprendere meglio il background della vicenda, mentre tutta la parte dedicata alle missioni secondarie vive come scritto poc’anzi del solito sistema utilizzato per gli open-world stile gdr. Niente di trascendentale, come potete ben immaginare, si parte dalle basi andando a raccogliere oggetti sparsi nel mondo di gioco, oppure sconfiggere qualche nemico, e si arriva persino a dover compiere delle missioni in stealth (cosa che non ci saremmo minimamente aspettati per un gioco come questo).

La struttura delle missioni viene sorretta da un sistema di Karma, idealizzato principalmente per conferire un minimo senso al doversi scapicollare in giro per l’isola, dato che sbloccare una determinata percentuale di “legame” con i comprimari dell’avventura permette di sbloccare una serie di extra cosmetici (come costumi) e molto altro ancora. Le missioni conferiscono inoltre, come premi, dei materiali e dei punti abilità che servono chiaramente a far crescere le skill in possesso del nostro alter-ego fatto di gomma.


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LA VASTITA’ DEL NULLA

Portare a termine le missioni, soprattutto dopo il tutorial iniziale necessario a scoprire la configurazione dei tasti dedicata al combattimento, è semplice tanto quanto lo stesso sistema che Ganbarion ha realizzato per il gioco. Esplorando l’isola Rufy può incontrare volti più o meno noti del manga, che compaiono sotto forma di boss o mini boss durante l’avventura senza alcun motivo preciso: ti fai un giro per le colline verdeggianti dell’isola, raccogli qualche oggetto random e incontri, così, uno Smoker accompagnato da qualche marinaio convinto, come suo solito, di riuscire a catturarci. Ci scambiamo qualche attacco Gom Gom, gli facciamo ciao con la manina, e lo vediamo andare via. Segnata “tacca” nel pannello karma, giochi conclusi, ci rivediamo alla prossima.

Non compare minimamente la spettacolarità o il mood che si respirava leggendo le pagine del manga, fattore che penalizza di molto la fruizione del titolo, soprattutto quando ci si trova a doversi sedere per lunghe sessioni con l’intenzione di finirlo. Fondamentalmente, nel combattimento possiamo selezionare due stili di lotta, ognuno pensato per proporre diverse combo e diverse reaction agli attacchi degli avversari. Il Busoshoku serve per parare gli attacchi pesanti, penalizzando un po’ la velocità di Rufy, mentre il Kenbunshoku fa l’opposto, ovvero permette una schivata fulminea a discapito della potenza degli attacchi.

Lo switch tra gli stili di combattimento si può effettuare solo da fermi, elemento che rallenta il feedback in combattimento mettendoci nella posizione di aspettare la conclusione di una combo prima di passare da uno stile all’altro. Ottenendo punti esperienza si possono sbloccare nuovi attacchi speciali e/o potenziare i parametri caratteristica del personaggio conferendogli, all’occorrenza, più vita o capacità di movimento. La varietà dei nemici è ridotta all’osso, come anche il moveset di attacchi pensato per ognuno di quelli presenti.

Si possono anche effettuare degli attacchi a distanza attivabili con la pressione del grilletto superiore, pensato per mirare essenzialmente, ma la cosa fa ridere da sola nel momento in cui viene messa in pratica, perché oltre a fare poco danno a livello di gittata è imbarazzante. Ci sono nemici che riescono a centrare la nostra testa da distanze importanti, mentre la portata del nostro braccio di gomma sembra non superare nemmeno i tre metri di distanza.

Oltre alle abilità Rufy può equipaggiare degli oggetti utili a migliorare i parametri di potenza degli attacchi e quest’ultimi, come facilmente intuibile, si possono trovare come ricompensa delle missioni, all’interno delle casse sparse per il mondo di gioco e dal menù crafting selezionabile una volta saliti sulla Thousand Sunny. Anche se abbiamo citato la famosa nave della ciurma di cappello di paglia, ci preme dirvi che non sarà minimamente possibile navigare per l’isola, ma sarà possibile spostarci solo a piedi oppure usando gli appositi focal point di spostamento veloce. Sbloccando alcune abilità di Rufy, inoltre, potremo usufruire del Gom Gom Rocket e di altri espedienti per spostarci ancora più velocemente di quanto possiamo immaginare (occhio a non finire in acqua, vi ricordate i punti deboli dei frutti del mare?!).


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POCHI EXTRA, CHE PECCATO!

Tornando un momento alla nave, va detto che ogni qualvolta sarà sbloccato un personaggio della ciurma, quest’ultimo sarà disponibile per essere mandato in missione alla ricerca di materiali in gioco, oppure cambiare il nostro aspetto e così via. Noi vi consigliamo di girare l’isola autonomamente alla ricerca dei materiali, perché effettivamente il mondo di gioco realizzato per l’occasione appare molto curato e ben costruito. Tra l’altro i materiali vengono segnati da un puntino bianco sulla mini-mappa mentre saremo nelle loro vicinanze, in questo modo non dobbiamo nemmeno perdere tempo nella loro ricerca.

Il motore grafico Unreal Engine 4 mette in evidenza le diverse sfaccettature degli ambienti, regalando anche una discreta pulizia delle texture di gioco e dei personaggi che popolano questo piccolo arcipelago del Nuovo Mondo. La pecca più evidente dell’open-world immaginato da Ganbarion risiede nel suo popolamento: effettivamente andando in giro per l’isola si avverte un vero e proprio senso di smarrimento, come se da un momento all’altro fossimo stati catapultati in un luogo deserto e disabitato. Le città hanno qualche abitante a seconda della loro grandezza, ma sinceramente avremmo preferito qualcosa di molto più corposo.

Concludiamo col dirvi che seppur tutta la ciurma di Rufy è presente all’appello, nel gioco sarà possibile utilizzare attivamente solo e soltanto quest’ultimo. Poter alternare personaggio da utilizzare, magari improntando anche una formula cooperativa locale, avrebbe sicuramente giovato alla produzione.


Versione Testata: PS4

6

Voto

Redazione

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Recensione One Piece World Seeker

Ganbarion ha cercato di riprodurre fedelmente un tie-in dignitoso appartenente alla ormai longeva saga epica di One Piece, perdendosi probabilmente in sede di realizzazione, dato che molti elementi sembrano lasciare libero il fianco a facili critiche per colpa di difetti piuttosto lampanti. Il tentativo di fare qualcosa di nuovo in merito è sicuramente coraggioso, forse imparando dagli errori avremo modo di vedere in futuro qualcosa di veramente innovativo e interessante.