Crackdown 3

Dopo aver esplorato in lungo e in largo la città di New Providence in compagnia del nostro agente Terry Crews (abbiatelo sempre in gloria!), abbiamo deciso di passare un po’ di tempo in compagnia delle modalità multigiocatore scelte da Microsoft per il loro Crackdown 3. Lo scopo è stato maggiormente quello di poter testare con mano e dal vivo non solo il funzionamento del matchmaking, importantissimo per questo particolare frangente, ma anche quello della distruttibilità degli edifici grazie motore grafico scelto da Microsoft.

Su PC il client di gioco si presenta sullo store proprietario con una differente installazione che prende il nome di Wrecking Zone, ovvero la zona demolizione in cui i giocatori possono scontrarsi in partite adrenaliniche uno contro l’altro.

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Completata la personalizzazione del proprio avatar, scegliendo tra uno dei tanti agenti mostrati nel video introduttivo della campagna, il gioco ci permette finalmente di addentrarci all’interno delle due sottosezioni presentate al fine di diversificare lievemente l’offerta: Cacciatore di Agenti e Territori.

La prima ricalca essenzialmente il classico concetto di deathmatch a squadre, dove due team composti da cinque giocatori combattono all’interno della zona di scontro cercando, nel minor tempo possibile, di totalizzare il maggior numero di uccisioni entro lo scadere del tempo. Ogni volta che un player viene ucciso, quest’ultimo droppa a terra una medaglia che potrà essere raccolta per confermare o vanificare l’uccisione appena effettuata.

La seconda modalità punta invece sull’approccio più tattico della conquista, immaginata secondo il sistema di cattura di alcuni punto di controllo. Questi focal point vanno ovviamente conquistati e difesi, anche qui cercando di ottenere il punteggio più alto possibile durante il corso dell’intero match. Il respawn dei punti di controllo viene intervallato da un conteggio secondi ben preciso, che riesce in qualche modo a vivacizzare lo scontro nell’arena dandoci uno scopo in più della semplice uccisione forsennata.

Crackdown 3

In entrambi i casi il giocatore ha la possibilità di scegliere un loadout prima di scendere in campo, un modo come un altro che Crackdown offre al fine di gestire le tempistiche della lobby durante il suo popolamento. Si potranno infatti scegliere due armi all’interno di una porzione del roster utilizzato nella campagna in singolo, al fine non solo di bilanciare la partita ma anche di rendere un po’ equilibrato lo scontro. Alla fine i giocatori finiscono per scegliere un loadout quasi sempre identico, ed è naturale trovare il lanciarazzi tra le scelte poiché è un’arma che si sposa benissimo con l’idea di distruttibilità che vuole trasmettere il gioco.

Oltre alle armi è possibile scegliere una tipologia di granata, accompagnata dalla selezione di un’abilità funzionale da utilizzare durante gli scontri, ovvero il trampolino per saltare più in alto e uno scudo per assimilare più colpi.

Crackdown 3

In che modo dunque un sistema multigiocatore privo di idee originali può invitare il giocatore a farsi giocare? Probabilmente per il fatto che in queste modalità si ritrova la tanto promessa distruttibilità dello scenario di gioco, uno dei grandi problemi che ha accompagnato la pubblicazione del gioco come una vera e propria Spada di Damocle. Anche se le promesse fatte in sede di annuncio alla Gamescom del 2015 non sono stati mantenuti fino in fondo, questa piccola porzione di arena confezionata per l’occasione almeno un po' diverte, lasciandoci il piacere di distruggere interi edifici o statue seguendo anche un sistema di fisica piuttosto convincente, ma che ogni tanto serve il fianco a qualche fenomeno di lag di troppo.

Non stiamo certo davanti al miracolo, inutile negarlo, ma è comunque un piccolo sforzo in più che se fosse stato applicato all’intero gioco avrebbe fatto sicuramente la differenza. Facendo arrivare quindi tutti i nodi al pettine, la modalità multigiocatore di Crackdown 3 è un more of the same di situazioni già viste e riviste, riadattate per l’occasione con un brand proprietario a livello di estetica e scenario. Non sappiamo se all’atto pratico si potesse fare di più, ma la sensazione è quella che Microsoft abbia cercato di portare a termine questo progetto ormai da troppo tempo nel Limbo correndo ai ripari alla buona, senza una reale idea originale alle spalle.

Crackdown 3